La Conferenza “per la Libia” si terrà a Palermo il 12 e il 13 di novembre. A darne notizia ieri il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi confermando la presenza dei protagonisti libici, in primis del capo del governo d’Accordo Nazionale (GNA) Fayez al Sarraj mentre il suo rivale, generale Khalifah Haftar “ha espresso interesse” a prenderne parte.
Durante un’audizione alle Commissioni congiunte di Senato a Camera, il titolare della Farnesina, ha illustrato gli obbiettivi della conferenza per “facilitare il percorso di stabilizzazione in Libia. Obiettivo dell’incontro favorire il dialogo nella complessa e delicata situazione interna della Libia, confidando in una soluzione forte, autonoma e condivisa tra le diverse fazioni.
Palermo capitale della Cultura e adesso anche città della diplomazia apre le porte, dunque, al confronto su uno dei temi più caldi e delicati del Mediterraneo. Se la scelta ricade su una città che da un punto di vista geopolitico non è estranea al processo di riorganizzazione dei paesi del bacino , è anche vero che la Sicilia ha offerto negli ultimi anni una serie di spunti e di effetti, pratici e concreti, al di là del corollario, più visibile e di primo impatto dei ripetuti flussi dei migranti e dei richiedenti asilo.
Un destino curioso quello della città palermitana agli occhi del mondo e della scena internazionale, tra splendori rinnovati e antichi pregiudizi. In mezzo transita l’immagine di una città che si rifà ciclicamente il trucco nella speranza di poter recuperare lo smalto perduto in passato e che, di tanto in tanto, prova a venire fuori. La recente visita del Pontefice a Palermo, oltre a ricollocare una buona quantità di inviati sparsi dalla penisola, ha dimostrato che, quando vuole, la macchina organizzativa regge senza grandi stress.
Sarà lo stesso anche a novembre?