Polveriera migranti a Taormina, dove si affaccia la concreta prospettiva che possano essere destinati alla Perla dello Ionio circa 35 extracomunitari nell’ambito del piano di riparto elaborato dal Dipartimento libertà civili e accettato dall’Anci. L’iter prevederebbe la destinazione a Taormina di un numero compreso fra i 35 e i 40 migranti. Il criterio è quello che prevede la presenza di 6 migranti nei comuni più piccoli, con popolazione sotto i 2.000 abitanti, e la presenza di 3,5 migranti per ogni 1.000 abitanti nei comuni oltre i 2.000 abitanti. Dunque, ad esempio, a Taormina, con i suoi 11 mila abitanti circa potrebbero arrivare poco più di 35 migranti che dovrebbero essere accolti in strutture aderenti al sistema Sprar, di seconda accoglienza. E già si parla, per l’esattezza, di collocare i migranti all’interno dell’ex scuola convitto albergo di Taormina, il Capalc di contrada S.Antonio, immobile realizzato negli Anni Ottanta ma in pratica rimasto eternamente incompiuto e oggi abbandonato.
Ad accendere subito il clima attorno a questa possibile decisione della Prefettura di Messina di far arrivare i migranti a Taormina è la posizione di contrarietà espressa dagli operatori economici locali, che affermano la loro assoluta contrarietà a questa ipotesi e si dicono disposti ad iniziative di protesta se dovessero arrivare i cittadini extracomunitari dai centri di accoglienza. Sull’ipotesi di collocazione dei migranti nella città che ha da poco ospitato il G7 ha espresso la propria contrarietà il presidente degli Albergatori Italo Mennella: “Vogliamo premettere che non c’è mai stata e non ci sarà mai nessuna forma di razzismo nel nostro comportamento, abbiamo grande rispetto per
questa gente ma riteniamo che non ci siano in alcun modo le condizioni per il trasferimento dei migranti a Taormina.
Il problema è che si rischia un grave danno al turismo e all’immagine di Taormina, appena rilanciata dallo splendido esito del G7 che ha visto la nostra città al centro dell’ attenzione mondiale e valorizzata da tanti servizi trasmessi dai network internazionali. Non vogliamo neppure immaginare cosa si direbbe invece venisse detto ai turisti che anche Taormina sia terra di migranti. Noi respingiamo in modo assoluto questa eventualità e, se dovesse esserci qualche iniziativa in tal senso ci opporremo con fermezza sino anche a delle forme di protesta a tutela della città e
degli operatori economici”. Sul possibile arrivo dei migranti a Taormina ha espresso una posizione di contrarietà anche l’Amministrazione comunale ed in particolare l’assessore al Turismo, Salvo Cilona: “Taormina ha raggiunto un livello di notorietà turistica che non ha eguali in questo momento. Un’azione del genere avrebbe una risonanza negativa sul comparto turistico non solo di Taormina ma anche dell’hinterland e quindi desterebbe grandi preoccupazioni negli albergatori ed in tutte le agenzie di viaggio e nelle piattaforme turistiche che sono oggi i principali attori dell’occupazione turistica”.
In città si fa “sbarramento”, in sostanza, sul possibile arrivo dei migranti e si teme che la Perla ammirata in occasione del recente G7 possa trovarsi di fronte allo scenario mediatico e sociale completamente opposto di un rilancio turistico che si scontra con un’emergenza sociale. E a far discutere è anche l’eventuale destinazione dei migranti, la ex scuola convitto albergo. Un immobile che il Comune non ha mai messo in funzione da 30 anni a questa parte e che nel 2006 era stato ad un passo dall’andare in concessione all’Università di Messina per la nascita di una facoltà di Scienze dell’Alimentazione. Si è anche parlato a più riprese di farne una scuola per gli studenti taorminesi ma neppure questa soluzione è mai decollata. L’unico piano dell’immobile che venne utilizzato sino a qualche anno fa era quello occupato da un consorzio universitario per la formazione turistica, e nel periodo che va dal 2003 al 2006 nelle stanze del convitto hanno allora alloggiato in via provvisoria gli sfollati della frana di piazza Pagano.
Il Capalc è oggi un “mostro dormiente” che il Comune ha anche pensato di mettere in vendita: ma chi sarebbe disposto a spendere 18 o 20 milioni per questo edificio ridotto in condizioni pietose? E’ una struttura ormai abbandonata e consegnata al proprio destino del tutto incerto, tra stanze piene di rifiuti, le cucine saccheggiate e svuotate, rifiuti sparsi qua e là in un silenzio spettrale che rappresenta una delle pagine più imbarazzanti della politica taorminese degli ultimi decenni. Ed è qui che si ipotizza ora di andare a far dimorare i migranti.