La strada per i lavoratori Asu è ancora tutta in salita, dopo la scure gettata da una sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittime le norme approvate dall’Ars sulla stabilizzazione dei precari in questione. Sentenza arrivata dopo l’impugnativa di Roma delle norme votate da Sala d’Ercole nel 2021 e nel 2022 nell’ambito della Legge di Stabilità regionale, nelle variazioni di bilancio e nella legge di stabilità regionale 2022-2024. E il motivo è sempre lo stesso: la mancanza di copertura finanziaria, quindi impossibile prorogare i contratti, sino alla fine di quest’anno. E poi, la Regione non ha il potere di fare assunzioni.
“Abbiamo chiesto un incontro all’Assessore alla Famiglia, l’onorevole Nuccia Albano, per fare il punto della situazione. Per noi diventa inderogabile fare una proposta di legge approvata dall’Ars che venga concordata con il governo nazionale per la stabilizzazione”, spiega Giuseppe Badagliacca, il segretario regionale Csa Cisal, come soluzione per decretare definitivamente la fuoriuscita di questi lavoratori dal precariato.
“Sicilia e Roma dovrebbero sedersi insieme attorno ad un tavolo e fare la norma, che sia fattibile sia per la Regione che per il governo nazionale, e mettere la parola fine a questa barzelletta. Prima c’era il governo nemico, ora abbiamo il governo amico – incalza Badagliacca – in Sicilia e a Roma abbiamo un unico colore politico. Di fatto le norme siciliane non passano lo stesso. Storicizzazione della spesa? Un accordo sottoscritto dal governo Crocetta per ottenere l’approvazione della finanziaria di quel periodo e di in anno in anno la Regione non poteva alzare il tetto della spesa. Significa congestionare una Regione, non potere fare operazioni per gli anni successivi. Non si possono fare assunzioni, non si può investire sulla macchina regionale . Noi abbiamo il problema di investire sulla riclassificazione e riqualificazione del personale regionale – altro grande tema sollevato dal sindacalista – riorganizzando la macchina pubblica, ma è impossibile. In più il contratto dei regionali era il migliore del pubblico impiego che c’era in Italia, soltanto in Sicilia, ad oggi, non è stato ancora rinnovato il contratto per il triennio, uno strascico del governo Musumeci”.