Era considerata la ”madre Teresa” dello Zen. Faceva mangiare i poveri. Consegnava sacchi della spesa a famiglie in difficoltà e nel quartiere palermitano ad alto disagio ce ne sono tante. Francesca Trapani, presidente dell’associazione ”Donne insieme associate’‘, ormai era da anni punto di riferimento non solo per chi ha problemi economici ma anche per politici, amministratori, candidati alle elezioni. Utilizzando questa sua posizione, secondo il giudice monocratico Vincenza Gagliardotto, che l’ha condannata a un anno assieme al marito Maurizio Sulli, avrebbe indirizzato alcuni votanti alle “primarie” del Pd per le elezioni comunali del 2012.
“Tutta gente semplice – scrive il giudice nelle motivazioni della sentenza – interessata per lo più a ottenere altri servizi dagli imputati (Isee, generi alimentari, indennità di accompagnamento o di invalidità)”, che sarebbe stata orientata “verso un certo modo di votare e tale fatto è provato anche dalla circostanza che gran parte dei votanti non era la corrente di aver fatto una delega per il duplicato della tessera elettorale e addirittura, alcuni di loro, non erano andati nemmeno a votare mentre risultava il rilascio del certificato elettorale”. La donna fu indagata nel 2012 insieme al compagno Maurizio Sulli, che fa il posteggiatore abusivo, nell’ambito dell’inchiesta della procura palermitana per presunte attività illecite nello svolgimento delle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco vinte da Fabrizio Ferrandelli. Mentre poi le elezioni le vinse Leoluca Orlando.
Trapani era rappresentante di lista di Ferrandelli e i carabinieri, dopo alcune segnalazioni di anomalie, le trovarono in casa 55 schede elettorali di cittadini oltre ad alcune deleghe per ritirare altre schede al Comune. ”Sono totalmente sconcertata – disse – E’ una vergogna, molti politici non sanno perdere. Io ho fatto tutto alla luce del sole. Io e Maurizio non abbiamo ricevuto – aggiunse – da Ferrandelli né da altri la promessa di un posto di lavoro”. Molti soggetti, sentiti in aula, hanno dichiarato che “gli era stata proposta una delega precompilata sulla quale avevano apposto un a firma ma non sapevano chi avessero precisamente delegato; quasi nessuno aveva piena consapevolezza di ciò che stava facendo”, scrive ancora il giudice.
Una della scrutatrici ha aggiunto che “venivano utilizzati bambini per fare da tramite per la consegna delle tessere elettorali, la Trapani diceva ad alta voce che aveva con sé denaro da prestare agli amici per aiutarli a votare (per le primarie è previsto il pagamento di un euro, ndr). Redarguii la Trapani pubblicamente – ha detto la teste – quando entrò nel seggio e dopo aver sentito che una coppia di votanti aveva la necessita di un euro per il voto, lei glielo diede. Io non sopportai questo e lo dissi”. Un altro testimone ha affermato di aver visto uno strano viavai in piazza Gino Zappa, dove c’era il gazebo per le primarie. Alcune persone si sarebbero fermate al centro della piazza, venivano avvicinati da una signora che indicava una macchina e dopo tornavano con un mano la tessera elettorale e andavano a votare.