Messina. C’è chi sogna lo strike e chi lo teme, chi gioca d’azzardo e chi a scacchi. Aspettando il commissario che reggerà le sorti del Comune di Messina fino alle elezioni di primavera, centro destra e centro sinistra cercano di recuperare il tempo perso alla finestra sfogliando la margherita “De Luca si dimette, non si dimette”.
QUI CENTRO DESTRA
Il centro destra è più avanti e il caso Messina viene discusso in una logica da tridente, insieme alle candidature per la sindacatura di Palermo e la Presidenza della Regione. Non c’è stata ancora una riunione ufficiale sul tema Messina ma gli incontri, soprattutto a Roma e on line, sono in fase avanzata. Il nome c’è, l’ha lanciato Forza Italia e toglierebbe molte castagne dal fuoco agli alleati lasciando a Lega e Fratelli d’Italia le altre due caselle (Palermo e Palazzo D’Orleans).
Il primo a rompere gli indugi è stato il capogruppo azzurro all’Ars Tommaso Calderone, seguito dalla coordinatrice provinciale del partito Bernadette Grasso, rovinando l’umore ed anche i piani all’ex sindaco De Luca.
IL NOME
Già perché la candidatura che prende sempre più corpo è quello della parlamentare forzista Matilde Siracusano che ha legato il suo nome alla svolta sul risanamento ed alla legge Carfagna nonché ad una serie di battaglie legate al territorio che batte palmo a palmo dal 2018 ogni fine settimana. In realtà la deputata vorrebbe continuare il percorso a Roma ma la mossa è azzeccata.
Nel centro destra la Lega non è contraria e Fratelli d’Italia, che per voce di Elvira Amata ha chiesto a breve una riunione di coalizione darebbe il via libera.“Matilde Siracusano è un’ottima candidata così come Nello Musumeci è il candidato naturale alla Regione” è la sintesi della Amata che però chiarisce come il tavolo decisivo sia romano. Nella Lega pensano la stessa cosa, immaginando però Nino Minardo alla Regione e Carolina Varchi al Comune di Palermo.
E CATENO SI IRRITA
Matilde Siracusano è vista con favore anche nel centro sinistra (tra i navarriani del Pd e i moderati) in un’ottica di un “campo diversamente stretto”. Piace talmente tanto che preoccupa Cateno De Luca, passato dalle lodi alla Siracusano agli strali nel giro di pochi giorni non appena ha compreso che la candidatura prende corpo. Così Matilde Siracusano dipinta dal sindaco come preziosa alleata che ha portato in riva allo Stretto ben due ministre (Carfagna e Gelmini) è finita nel mirino delle dirette mattutine, giusto per far capire che aria tirerà nei prossimi mesi.
Infine, nessuno lo nomina ma tutti gli invidiano i voti, c’è Genovese, che certamente non starà a guardare. I primi strappi con Miccichè si consumarono alla vigilia delle Politiche, gennaio 2018, e se Francantonio Genovese non è tipo da dimenticare, neanche Luigi, che è più giovane, ha la memoria corta. E faranno pesare ogni parola.
La riunione del centro destra si terrà la prossima settimana, per affinare le strategie e soprattutto per capire se c’è la quadra con le altre due caselle del puzzle, complice anche il sì di Giorgia Meloni alla ricandidatura di Musumeci.
Proprio il tavolo romano potrebbe cambiare il profilo del candidato ma se non altro, rispetto al centro sinistra, la coalizione di destra è almeno un nome ce l’ha.
QUI CENTRO SINISTRA
A sinistra, come detto, si è ancora ai “preliminari”, soprattutto perché non si è creduto fino in fondo che De Luca, dimissionario seriale, avrebbe davvero lasciato Palazzo Zanca. Nella coalizione che vede insieme Pd, M5S, Art.1, +Europa e i due movimenti legati all’ex sindaco Accorinti (Cambiamo Messina dal basso e MessinAccomuna) non c’è però il problema di trovare la quadra con le candidature di Palermo e Regione.
Le riunioni, sia pure on line, ci sono state, qualche nome fiocca (Valentina Zafarana, Felice Calabrò, Antonella Russo, Armando Hyerace) ma siamo ancora all’inizio.
DE DOMENICO: SIAMO COESI
“Il punto di partenza è la nostra coesione- spiega il segretario cittadino del Pd Franco De Domenico– Ed è un buon inizio, siamo uniti. Le strade sono due, o una corsa omogenea o un lieve allargamento al centro con un nome di alto livello. Ma se ipotizziamo un ballottaggio è meglio arrivarci con un centro sinistra molto coeso”.
I CONFINI DEL CAMPO
Il problema sono i “confini” della coalizione, che c’è chi vorrebbe ampliare ad un campo semi-largo includendo Forza Italia. C’è chi guarda Matilde Siracusano e chi dice che se campo largo deve essere allora meglio un Draghi in salsa peloritana (magari facendolo rientrare da Roma o Milano dove si è affermato professionalmente). Questa ipotesi piace molto anche a Beppe Picciolo, leader di Sicilia Futura, che sta al centro e lavoro a un campo extra large.
A sbarrare la strada ad ipotesi “famolo strano” è però Fratelli d’Italia che di Pd e 5Stelle e formule draghiane non vuol sentir parlare.
ARRIVANO I CENTRISTI
Ma all’orizzonte si scaldano anche i centristi, con l’Udc che nella Messina dei moderati ha visto alcuni dei padri fondatori (D’Alia e Naro). Le tentazioni di misurarsi alle amministrative per poi replicare bene alle regionali ci sono.
Nel 2017 l’Udc fu il partito che ha fatto sbarcare all’Ars (inserito da indipendente in lista) prima De Luca e poi Lo Giudice. Stavolta non si vuol ripetere l’errore giacchè errare è umano perseverare è diabolico. Dal cilindro dell’area di centro per la sindacatura spunta il nome dell’avvocato Antonio Barbera, candidatura super civica che può piacere e risolvere molti mal di pancia.
EFFETTO BOWLING
Certo è che sulle amministrative rischiano tutti. Il primo è De Luca. Se il bowling fa cadere Basile (anche al ballottaggio) il rischio è di presentarsi azzoppato alle Regionali. Stesso ragionamento negli altri fronti. Cateno spera nell’uomo solo contro tutti e difficilmente le due coalizioni gli faranno questo regalo a meno che non si profili un gemello di Draghi che oggi non c’è.
ASPETTANDO IL COMMISSARIO
Intanto Messina da 7 giorni attende il commissario. In calo le quotazioni per una commissaria, c’è chi, come Danilo Lo Giudice dice che il provvedimento è sul tavolo dell’assessore Zambuto già da martedì. C’è chi pensa che il ritardo sia un sassolino che Musumeci si è tolto dalla scarpa nei confronti di De Luca che ha fatto dimettere tutti gli assessori e il direttore generale. C’è chi ricorda che Messina non è un paesello e la nomina del commissario è una cosa seria e non un sorteggio. Probabilmente sarà un uomo e non una donna e la firma al provvedimento è imminente.
Zambuto e Musumeci hanno scelto il silenzio, che è la strategia che più di ogni altra innervosisce Cateno De Luca (e loro lo sanno).