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Caso Montante, indagati Schifani e i vertici dei servizi segreti

lunedì 14 Maggio 2018
renato-schifani

CALTANISSETTA – Nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex presidente di Sicindustria Antonello Montante vi sarebbero anche 22 indagati, non raggiunti da alcuni provvedimento, accusati di aver fatto parte della catena delle fughe di notizie.

Tra di loro l’ex presidente del Senato Renato Schifani; l’ex generale Arturo Esposito, ex direttore del servizio segreto civile (Aisi); Andrea Cavacece, capo reparto dell’Aisi; Andrea Grassi, ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia; Alessandro Ferrara, dirigente regionale, è attualmente commissario del Fondo Pensioni della Regione. L’indagine nei suoi confronti per favoreggiamento personale fa riferimento al periodo in cui era dirigente generale del dipartimento Attività produttive. Secondo l’accusa Ferrara “avrebbe aiutato Montante ad eludere le investigazioni che la Procura stava eseguendo sul conto dello stesso“.

Su Montante, ”l’accusa di concorso esterno non è stata formulata nella richiesta di misure cautelari in quanto la soglia probatoria non si è ritenuta sufficientemente acquisita a fronte di indicazioni di collaboratori di giustizia che parlano di vicinanza di Montante a personaggi di particolare rilievo della mafia di Serradifalco’‘. Lo ha detto il procuratore di Caltanissetta, Amedeo Bertone, a margine della conferenza stampa sull’arresto dell’ex presidente di Sicindustria Antonello Montante e di altre cinque persone, dirigenti di Gdf, Cc e Polizia, accusato di aver creato un sistema spionistico-informativo a favore dello stesso Montante.

L’ex presidente di Sicindustria è indagato dal 2014 per concorso esterno in associazione mafiosa. ”La vicinanza non significa automaticamente la configurazione del reato di concorso in associazione mafiosa” ha aggiunto.

archivio segreto MontanteMontante aveva un archivio informativo che gli serviva per acquisire elementi per paralizzare azioni di contrasto nei suoi confronti. ”Il sistema – ha aggiunto – si fonda sul contributo di Di Simone, ex appartenente alla polizia di Stato che grazie all’interessamento di un altro soggetto delle istituzioni era stato ingaggiato da Confindustria e si occupava della sicurezza dell’associazione. Essendo un ex appartenente della polizia di Stato teneva contatti con altri due indagati attraverso i quali acquisiva informazioni. Graceffa lavorando alla questura di Palermo forniva informazioni riservate attraverso l’inserimento nella banca dati delle richieste che il Montante faceva tramite Di Simone”.

“La procura di Caltanissetta ha trasmesso laddove si sono ritenuti i presupposti alle varie autorità competenti, ex art. 11, e all’autorità che si occupa del profilo disciplinare gli atti relativi alla posizione di tutti i magistrati che potevano essere coinvolti in questa vicenda”. ha detto Bertone, rispondendo a una domanda sulla vicinanza dell’ex procuratore nisseno Sergio Lari con Montante. “Il procuratore Lari ha avuto rapporti con Montante come altri magistrati e altri pezzi delle istituzioni in un momento in cui tutti erano caduti nell’inganno del sistema Montante”, ha aggiunto.

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