Sì alla riforma fiscale, alle politiche che creano lavoro e combattono l’evasione e la precarietà. Sì ad una maggiore vigilanza sul sistema degli appalti. No al Ponte sullo Stretto. Il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini ha chiuso i lavori dell’VIII Congresso provinciale ribadendo i temi cari al sindacato, al fianco delle fasce più deboli e delle famiglie che non arrivano a fine mesa (e neanche a metà mese). Ieri su queste tematiche ha relazionato il segretario provinciale Pietro Patti evidenziando le criticità del territorio di Messina. (leggi qui)
“Siamo scesi in piazza a dicembre perché questa legge di Bilancio non solo ha fatto enormi tagli- ha spiegato Landini– ma non ha alcuna visione di sviluppo e investimenti. E questo è ancora più evidente nel Mezzogiorno dove si registra un progressivo peggioramento”.
Per il segretario nazionale della Cgil serve una vera riforma fiscale e una politica decisa e volta a creare lavoro e a combattere la precarietà. In questa direzione Landini difende il Reddito di cittadinanza: “Cancellare uno strumento come il Reddito di cittadinanza in un Paese che vede aumentare la povertà è un errore, anche perché è stato uno strumento molto importante in questi anni. Deve essere migliorato non cancellato. La verità è che questo governo sta facendo cassa sulle fasce più povere, invece doveva andare a prendere i soldi là dove c’è chi si è arricchito o ha fatto extraprofitti. Servono politiche serie che portino occupazione, non il ritorno ai voucher”.
Il no della Cgil al Ponte è strettamente legato alle altre priorità per la Sicilia, soprattutto infrastrutturali ma anche a perplessità sugli aspetti della sostenibilità ambientale. Fondamentale secondo il leader del sindacato è utilizzare bene i miliardi del Pnrr vigilando sul sistema degli appalti e sulle logiche di subappalti e ribassi.
“Se la ‘ndrangheta, solo per fare un esempio, arriva a Reggio Emilia, come dimostra un attuale processo, ciò significa che le organizzazioni criminali non hanno confini. L’autonomia differenziata aumenterà il divario tra il Nord e il sud.
Governo Meloni bocciato su tutta la linea, ma in particolar modo per quel che riguarda l’evasione fiscale e la precarietà.
“Servono misure straordinarie per fare ripartire l’economia al sud. I fondi europei del Piano nazionale ripresa e resilienza sono fondamentali e una politica industriale va combinata con politiche dirette a migliorare la qualità della vita”.