Rimanere o fare ritorno a casa, nell’altra metà della penisola, la meno colpita dal coronavirus? Molti hanno preso la decisione di fuggire a gambe levate: “Nottetempo. Casa per casa” per citare il celebre romanzo di Vincenzo Consolo. E casa per casa sono arrivati fino a noi, a due passi da noi. E non sono stravaganti personaggi capeggiati da Crowley, ma dalla paura e soprattutto dall’egoismo.
In queste settimane mi è capitato di parlare con molti amici che vivono nelle aree più colpite d’Italia e in queste ore stanno vivendo situazioni che definirle drammatiche sarebbe un eufemismo.
Oggi però voglio raccontarvi la storia di cinque ragazze che invece hanno deciso di rimanere, sicilianissime d’origine e nel cuore, lontane e nelle città del Nord dove si registrano i maggiori casi di questo maledetto virus.
Iniziamo con Stefania, Maria Pia e Francesca, loro si conoscono da quando erano bambine, sono sempre in contatto e si vedevano spesso nei fine settimana sottratti allo studio e al lavoro. Amiche che anche se hanno scelto città diverse dove vivere non si sono mai perse di vista.
Francesca Scelfo è tornata da poco dal Brasile dove avrebbe dovuto terminare il suo tirocinio pre-laurea e scrivere la sua tesi, si sta laureando in Psicologia: “Sono tornata a Padova per amore, potevo raggiungere la mia famiglia in Sicilia, ma ho preferito rimanere qui. Per la prima volta in tutta la mia vita ho compreso fino in fondo il concetto di distanza e di flessibilità del tempo. Qui si vive in una situazione drammatica, di silenzio, in una città completamente vuota. Si esce a fare la spesa una volta a settimana cercando di rifornirsi il più possibile anche perché i controlli sono serrati ed è giusto che sia così”.
Stefania Lo Porto, vive a Milano da anni, una giovane studentessa con la passione per la fotografia: “è brutto non poter uscire, ma dobbiamo fare questo sacrificio. Le cose da fare ci sono basta non impigrirsi. Durante il giorno sono impegnata con le lezioni online e tra studio e progetti il tempo lo occupo. Poi mi sto dedicando allo yoga e alla pittura. La mia unica tristezza è sentire le mie nonne preoccupate, soffrono perché non sanno quando riusciremo a vederci di nuovo”.
Maria Pia Oddo, vive a Parma dove si è laureata ed ha iniziato a lavorare da poco: “Ho lavorato fino ad una settimana fa e gli ultimi due giorni ho iniziato a sentirmi preoccupata in maniera seria. Adesso vivo male la coda al supermercato, ci sono delle file incredibile. Qui hanno lasciato aperte solo le poste più piccole in modo che si possa entrare uno alla volta con un solo sportello aperto. A differenza di altre mie amiche a casa non sono da sola e quindi non soffro la solitudine. Ma non ti nego che alle volte penso a come sarebbe difficile se dovessi ammalarmi di covid19, come potrei gestirla senza mamma e papà, motivo per cui non esco mai di casa!”.
Francesca Biccica invece vive e lavora a Bologna assieme a sua sorella Roberta: “Non è affatto una situazione semplice, sono lontana dalla mia famiglia e dal mio fidanzato, ma abbiamo deciso di rimanere qui per senso di responsabilità. Tornare in Sicilia avrebbe significato metterci in quarantena tutti e recare enormi disagi, è inconcepibile per me mettere a rischio la mia famiglia. La nostra vita qui si è fermata, al momento non lavoriamo, ma anche se non è facile preferiamo di gran lunga non spostarci e aspettare che questa pandemia ci faccia tornare alla normalità. Il nostro senso di responsabilità non ci ha dato altra scelta! Bisogna rimanere a casa, ma purtroppo ci sono imbecilli che ancora non hanno capito come comportarsi, speriamo che il sacrificio di tanti non venga reso vacuo da chi dimostra di non avere rispetto per l’altro”.
Ci sono tante storie come queste, semplici, ma che aiutano a far veicolare un messaggio di responsabilità individuale e collettiva. Il covid-19 ci sta insegnando molte cose, soprattutto sul genere umano!