C’era una volta il Modello Sicilia, ipotesi scolastica di inizio legislatura il cui fine era coinvolgere il Movimento Cinque Stelle nel governo della Regione Siciliana presieduto da Rosario Crocetta. Non se ne fece mai nulla, liti e contrasti – dal Muos di Niscemi alla fenomenologia del potere – divisero ciò che la logica (leggasi: allargare la base politica della maggioranza regionale) avrebbe potuto unire. Oggi, sul filo di lana del fine legislatura, quell’alleanza mai consumata diventa grido di battaglia, rivendicazione con sentire quasi astioso per rimarcare non solo la differenza “genetica”, quanto il principio di volontà.
Crocetta si vuole ricandidare alla guida della Sicilia e individua l’avversario da sfidare a singolar tenzone. Così, il convegno di Napoli sul futuro dell’Europa diventa per Crocetta l’occasione per sfoderare l’ascia di guerra, mostrarla ad alleati ed avversari, per segnare quel punto di non ritorno che ha per obiettivo le elezioni regionali di fine autunno. Ed infatti, Crocetta usa parole al vetriolo per “smarcarsi” dal credo pentastellato: “Io credo che se il M5s avesse vinto al posto mio la Sicilia ora sarebbe al default totale. Ho ereditato un consuntivo disastroso, avevamo una regione sull’orlo del burrone, una corruzione spaventosa e una sanita’ che era all’ultimo posto in Italia. Adesso siamo settimi“. Ed aggiunge: “Quale sarebbe la ricetta per la Sicilia del Movimento Cinque Stelle? Quella fallimentare di tutte le città dove governano?”. L’attacco continua. Per certificare la nascita di “Riparte Sicilia”, il contenitore di quel contenitore che è diventato il PD ,il presidente avoca a sé i meriti di una “ripresina” in corso e offre i distinguo tra i suoi progetti e quel che – dal suo punto di vista – i grillini avevano promesso ma non hanno realizzato. “Quando erediti una situazione spaventosa come quella che ho ereditato io in Sicilia – sostiene – non si può non guardare ai risultati positivi ottenuti. Al contrario delle chiacchiere dei Cinque Stelle che per me sono stati una grande delusione, perché non solo non sono stati partecipi di un processo di cambiamento ma sono diventati un partito come gli altri”. La stilettata finale, Crocetta la riserva ai suoi predecessori: “In Sicilia noi l’onestà l’abbiamo praticata e non predicata. Sono l’unico presidente di Regione che esce indenne dai suoi anni di amministrazione, senza mai essere sfiorato da un’inchiesta”.