“Davide Faraone mi disse che non avrebbe fatto nessun accordo con me, poiché il mio governo non aveva confermato l’incarico all’Ersu di Alberto Firenze”. Rosario Crocetta svela alcuni retroscena politici relativi al rapporto tra Davide Faraone e Alberto Firenze, spin doctor del sottosegretario e luogotenente di Renzi in Sicilia, dopo la notizia dell’indagine sul re delle scommesse e socio dei boss siciliani, Ninì Bacchi, che vedrebbe tra gli indagati proprio lo stesso Firenze. A lui Bacchi si sarebbe rivolto per far passare un emendamento volto a sanare le decine di agenzie di scommesse aperte illegalmente.
Un legame così solido, secondo il racconto fatto da Crocetta sulla sua pagina Facebook, da condizionare i rapporti tra politici tra l’area renziana, che nel governo esprimeva ben tre assessori pur mantenendo un atteggiamento di forte critica nei confronti del governatore, e il Megafono, il movimento politico del presidente Crocetta.
“Eravamo a settembre – scrive Crocetta – il giorno della direzione regionale del Pd, quella che sanciva l’accordo PD-Megafono, sottoscritto a Roma da me, Renzi e Raciti. Accordo che prevedeva il riconoscimento nazionale del Megafono da parte di Renzi e che veniva formalizzato da Guerini a Palermo, durante quella direzione regionale. E’ inutile ricordare le grandi parole sul senso di responsabilità che. Il consapevole “pollo da arrostire Rosario Crocetta” aveva mostrato, ritirando là propria candidatura a presidente della Regione”.
“Ci incontrammo, alla presenza di uno fra i massimi dirigenti nazionali del partito – continua – la sera, presso la sede del PD di via Bentivegna a Palermo, insieme ad altri dirigenti Pd, per discutere delle liste da presentare alle elezioni regionali. Un agitatissimo DAVIDE FARAONE, che non aveva mai condiviso l’accordo Pd-megafono stipulato con Renzi, alla mia domanda “Perché continui ad avercela con me, anche dopo l’accordo con Renzi, dovremmo essere ormai nella stessa area politica?” RISPOSE CHE NON POTEVAMO MAI ESSERE NELLA STESSA AREA POLITICA POICHÉ NON AVEVO CONFERMATO ALBERTO FIRENZE, ALL’ERSU DI PALERMO, PROCURANDOGLI UN DANNO ENORME”.
“Quella sera in via Bentivegna – prosegue l’ex governatore – io dissi alla presenza di quel dirigente nazionale, che non può non aver sentito, almeno di non essere sordo, che sui comportamenti di Firenze, negli ambienti giornalistici di palermo, circolavano indiscrezioni non lusinghiere e che ritenevo eticamente incompatibile, con la la mia linea di governo, la riconferma di un incarico a suo favore”.
“Qualche giorno dopo – ricorda – scoprii che Firenze era incaricato di preparare la lista young a favore di Micari Presidente“.