Una stagione da ricordare, comunque vada. Anche se, in fondo, ognuna delle due vuole tornare tra i professionisti il prima possibile e lo farà lottando con le unghie e con i denti fino alla fine. È con questo spirito che Trapani e Siracusa stanno vivendo il loro sogno sportivo. E non solo.
Due storie simili – entrambe le realtà hanno un passato di alti e bassi da lasciarsi alle spalle – con la svolta arrivata grazie alla visione di due imprenditori venuti dal continente, che stanno riuscendo dove molti non si erano neppure avvicinati.
Da una parte, i granata dopo lo sconforto legato al fallimento hanno ripreso a sperare quando hanno capito che il nuovo presidente, Valerio Antonini, ha davvero investito sulla rosa e, soprattutto, sullo stadio. Ma anche sulla squadra di basket e sul palazzetto, su invito del sindaco. Il Provinciale intitolato a Giacomo Basciano, intanto, si è rifatto il look in pochi mesi. Sono della scorsa estate i lavori per quasi 1,5 milioni di euro, che hanno coinvolto una ventina di aziende, per lo più del territorio: spogliatoi, tribuna, gradinata, tutto nuovo.
Sui muri dell’impianto e persino sulle fiancate del bus che accompagna la squadra in giro per la Sicilia e la Calabria, poi, fa bella mostra di sé la gigantografia dello stesso Antonini, a ricordare a tutta la città che se ci si sta giocando la promozione in Lega pro e nel basket il ritorno tra le grandi di A1 è solo grazie all’imprenditore romano, “re” del grano e in passato grande amico di Maradona, che gli aveva aperto le porte del Sudamerica. Antonini, un tifoso laziale accanito, che per amore ha deciso di trasferirsi a Trapani e si è talmente appassionato al progetto da investire nel primo anno la bellezza di 5 milioni di euro complessivi.
L’entusiasmo nella parte più occidentale dell’Isola è alle stelle, tanto che allo stadio in media i tifosi presenti superano i 6 mila, mentre al palazzetto non sono mai meno di 2.500. Nel calcio sono arrivate dieci vittorie in altrettante partite, con il record del Palermo della rinascita dietro l’angolo. L’obiettivo è di ammazzare il campionato, puntando alla promozione diretta che eviterebbe la lotteria dei play-off: un posto per 36 sfidanti, in pratica un altro torneo, a cui di solito si arriva pieni di speranze e molto meno di energie, al termine di una stagione infinita.
Stesso obiettivo anche dall’altra parte della Sicilia, con il Siracusa che sta facendo il pieno di euforia nell’annata del centenario. Anche in questo caso, la scintilla è scoccata con l’arrivo di un nuovo presidente, il toscano Alessandro Ricci, entrato per la verità non proprio in punta di piedi nella scorsa stagione in qualità di socio, nonostante gli fosse stata proposta solo una sponsorizzazione.
Poi, il salto dall’Eccellenza alla D e gli investimenti nello stadio comunale, che ha riconquistato l’agibilità degli spalti dopo anni. Quello che ha invogliato, però, i tifosi a riempirli di nuovo è stato il mercato estivo, con l’acquisto di giocatori fuori categoria e il progetto di tornare tra i big in tre anni, almeno sulla carta. Da lì, però, sono arrivati 28 punti sui 30 disponibili nelle prime dieci giornate. Qualche patema d’animo per gli aficionados, con partite vissute al cardiopalma fino ai minuti di recupero, come quella finita 3-2 contro il Licata in un “dolcetto o scherzetto” fuori tempo massimo.
Le lunghezze di distacco dalla macchina da gol granata restano, dunque, solo due. Al compleanno del primo aprile 2024 a Siracusa ci vogliono arrivare guardando tutti dall’alto della classifica del girone I, magari rosicchiando quei tre punti necessari proprio nello scontro diretto di andata. Fattore campo aretuseo da sfruttare al meglio il prossimo 26 novembre. Per la sera precedente, forse, ci sarà veramente la cena promessa tra i due presidenti.
Antonini e Ricci si sono scambiati i convenevoli a distanza sui social, un po’ per stemperare gli animi tra due tifoserie “nemiche” da sempre, un po’ perché la curiosità di scoprire qualche segreto l’uno dell’altro, come guardandosi allo specchio, è tanta. Ma, alla fine, a decidere chi è il migliore sarà sempre e solo il campo.
È questo il bello del calcio.