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Le dichiarazioni

Dalla Chiesa: il giorno della memoria

domenica 3 Settembre 2023
Carlo Alberto Dalla Chiesa

A 41 anni dalla morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso da Cosa nostra il 3 settembre 1982 in via Isidoro Carini a Palermo, in un attentato nel quale persero la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo, questa mattina sono state deposte corone d’alloro nel luogo dell’assassinio di una delle figure simbolo della lotta alla criminalità organizzata, il generale dei carabinieri spedito in Sicilia e divenuto martire dopo poco più di tre mesi dal suo arrivo in Sicilia.

Questa mattina alla cerimonia hanno preso parte i figli del prefetto, Nando Dalla Chiesa e Simona dalla Chiesa, “anche dopo tanti anni, ritrovarmi in questo posto che è stato l’ultima immagine della sua vita, ritrovare il calore e l’affetto dei palermitani e sapere che viene ricordato soprattutto dai ragazzi, è come se il suo messaggio abbia camminato per tutto questo tempo e sia arrivato fino ai più giovani, dando speranza ad una Palermo diversa. Io la vedo. Ci sono ancora tante sacche da svuotare e tanti lati oscuri da chiarire. Però io vedo la luce di una Palermo diversa“, il presidente della commissione nazionale antimafia Chiara Colosimo, il sottosegretario alla giustizia Francesco Paolo Sisto, il prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta, il procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia, il presidente del tribunale Piergiorgio Morosini, il procuratore generale della corte d’appello Lia Sava, il procuratore per i minorenni Claudia Caramanna, il presidente della Regione, Renato Schifani e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. Erano presenti tutti i vertici delle forze dell’ordine. Dopo la deposizione delle corone è stata celebrata una messa nella chiesa di San Giacomo dei Militari dentro la caserma del comando legione dei carabinieri officiata dal cardinale Corrado Lorefice a cui ha preso parte il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quel 1982 è passato alla storia come uno degli anni più cruenti nella lotta alla mafia. Tantissimi sono stati i morti uccisi da cosa nostra. Il 3 settembre toccò proprio a Dalla Chiesa, raggiunto all’uscita della Prefettura da un commando mafioso che, adoperando una tecnica quasi militare, aprì il fuoco con un kalashnikov verso il generale e sua moglie, non risparmiando neanche l’agente che li seguiva a bordo di un’Alfetta.

Roberto Lagalla

Nel quarantunesimo anniversario del vile attentato mafioso, ricordiamo oggi il Generale dei Carabinieri e Prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso con la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. La figura del Generale Dalla Chiesa resta uno degli esempi più incisivi di servitore dello Stato. Dopo aver combattuto le Brigate rosse, il senso del dovere e il suo antico legame con la Sicilia lo portano ad accettare, senza la minima esitazione, l’incarico di Prefetto di Palermo per contrastare la mafia in uno dei periodi di maggiore recrudescenza della violenza da parte di Cosa nostra. Restano il rimpianto e il dolore per non aver visto il suo impegno e la sua dedizione accompagnati adeguatamente dallo Stato, ma rimane l’eredità di un metodo investigativo che ancora oggi fa scuola e un illuminato approccio nel cercare un costante rapporto con le giovani generazioni“.

Così il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.

“Palermo è passata da un periodo in cui la presenza della mafia sembrava un fatto distinto e separato dalla città a un altro in cui è maturata una certa consapevolezza grazie soprattutto al sacrificio di tanti eroi: Dalla Chiesa era tra questi“. “Dalla Chiesa ha fatto la storia di questo paese non solo per la sua risposta dura e intransigente alla mafia ma anche per come ha saputo combattere il terrorismo: è un uomo dello Stato che ha difeso lo Stato fino all’estremo sacrificio“, aggiunge Lagalla.

“Sono passati 41 anni da quando la mafia ha ucciso a Palermo il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.
Il generale aveva chiesto allo Stato maggiori poteri, ma è stato lasciato in una fatale solitudine, proprio come accadrà con Falcone e Borsellino. L’impegno di Dalla Chiesa e la sua competenza hanno consentito di affinare metodi e strumenti nella lotta alla criminalità organizzata e di aprire così la strada a futuri successi delle Forze dell’ordine”.

Lo dichiara il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci.

 

Questa terra sta cambiando. E’ evidente che non si può mai abbassare la guardia sulla mafia perché è sempre presente nelle nostre istituzioni e nelle nostre società“. Lo ha detto Renato Schifani presidente della Regione Siciliana. “Dopo l’omicidio Chinnici La Torre e Dalla Chiesa avvenuti tutti nel 1982 lo Stato ha reagito. una per tutti la legge Rognoni La Torre approvata due mesi dopo questo eccidio – ha aggiunto – La legge che ha istituito il reato di associazione mafiosa e ha previsto norme durissime per i sequestri dei patrimoni dei boss mafiosi addirittura invertendo l’onere della prova, se sei mafioso lo devi dimostrare tu la liceità del tuo immobile, andando contro quello che è il principio di non colpevolezza della nostra costituzione. Nessuno ha alzato un dito per sostenere che fosse incostituzionale“. “Questa legge vige ancora ha inferto colpi durissimi alla mafia, perché la mafia considera la tutela dei propri patrimoni un principio ineludibile e intoccabile. Invece in questo modo la mafia è stata colpita violentemente. le catture, come l’ultima di Messina Denaro fanno parte di un sistema repressivo da parte delle forze dell’ordine e della magistratura che sono riuscite ad individuare i veri capi antichi della mafia“, ha osservato. “Ora c’è una nuova mafia sicuramente una mafia meno articolata come la Cupola, ma c’è sempre che in particolar modo cerca di infiltrarsi nelle amministrazioni – ha aggiunto il presidente – Il nostro contrasto nella Regione Siciliana è sempre vigile e continuo e si batte anche per fare in modo che vi siano delle turnazioni all’interno della dirigenza per evitare che vi siano incrostazioni. Ho dato delle direttive per accelerare queste turnazioni all’interno dell’amministrazione regionale uno dei principi cardini è quello di evitare che si stia troppo tempo allo stesso posto“.

Il presidente della commissione regionale Antimafia Antonello Cracolici su Fb ha voluto così ricordare il militare assassinato dalla mafia: “Si può sottrarre alla #mafia il suo potere”: ne era convinto il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso in via Isidoro Carini, a #Palermo, il 3 settembre di 41 anni fa insieme alla moglie, Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo. Per farlo però, come ha ricordato il presidente Mattarella, serve l’impegno di tutti”.

rpt

Sempre su Facebook il ricordo di Anthony Barbagallo, deputato e segretario regionale del Pd Sicilia: 

Qualcuno quel giorno triste scrisse “qui muore la speranza dei palermitani onesti”. Noi lo ricordiamo – il prefetto dei 100 giorni – perché invece proprio da quel giorno è iniziato il risveglio delle coscienze fin troppo sopite di tanti. Il lavoro da fare per sconfiggere cosa nostra è ancora molto. Ma, grazie all’impegno di magistrati e forze dell’ordine l’ala militare della mafia è stata sconfitta. Resta la mentalità mafiosa e il potere di cosa nostra di infiltrarsi nei gangli della società e della pubblica amministrazione: ce la faremo!“.

 

Guido Crosetto

41 anni fa veniva ucciso, in un agguato di mafia, il generale dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’Ag. Sc. della Polizia di Stato, Domenico Russo. Dalla Chiesa: eroe, simbolo dello Stato che c’è, riferimento per impegno al servizio istituzioni“. Così il ministro della Difesa Guido Crosetto.

 

 

Ignazio La Russa

Il 3 settembre 1982, in via Carini a Palermo, la mafia uccise il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e con lui la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente della Polizia di Stato Domenico Russo. Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa – da pochi mesi nominato Prefetto di Palermo – era un simbolo della lotta dello Stato contro la criminalità organizzata e la sua morte fu una ferita molto dolorosa per la nostra Nazione. Dallo sgomento per quella morte però, nacque la forte reazione di una comunità e, ancora oggi, la sua opera, il suo coraggio e la sua determinazione sono per tutti noi memoria preziosa. La storia del Generale Dalla Chiesa ci insegna che nel contrasto alla mafia nessuno deve mai essere lasciato solo“. Così il Presidente del Senato Ignazio La Russa. “Il Generale, infatti, considerato troppo pericoloso per ‘Cosa nostra’, si potè uccidere anche perché isolato, perché circondato da ostilità e invidie diffuse e perché lasciato colpevolmente senza quei poteri che lui stesso aveva richiesto quando fu mandato a Palermo dopo i tanti e importanti successi ottenuti contro il terrorismo. Oggi, a quarantuno anni dal suo omicidio, rinnovo il mio deferente e commosso omaggio alla sua figura e rivolgo ai suoi parenti la mia più sentita vicinanza”, conclude.

 

Anche oggi, esattamente come negli scorsi quarantuno anni, ci inchiniamo alla memoria del prefetto di Palermo, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo, barbaramente uccisi dalla mafia“. Lo scrive sui suoi canali social il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè. Il parlamentare ‘azzurro’ sottolinea che: “L’esempio del generale Dalla Chiesa è ancora oggi insegnamento per la lotta alla criminalità organizzata. Il suo ricordo, nel solco delle azioni che seppe realizzare, accompagna chiunque abbia a cuore le fondamenta dello Stato democratico“.

 

 

 

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