Oggi ricorre l’anniversario della scoperta dell’America, evento scatenante e, per certi versi involontario, di una delle più grandi migrazioni della storia umana che molto dovrebbe indurci a riflettere sulla rete migratoria nella quale siamo immersi e dalla quale proveniamo.
Ed è a un nodo di tale rete, per quanto in ambito molto più circoscritto, che ha rivolto l’attenzione un convegno svoltosi venerdì scorso presso la sede dell’Officina di Studi Medievali di Palermo, intitolato “Dalle terre degli Aleramici alla Sicilia. La migrazione “lombarda” nella Sicilia arabo-normanna“.
L’organizzazione di tale evento è stata affidata al medesimo ente, dedito da trent’anni all’approfondimento dell’intera storia siciliana, con pubblicazioni di collane editoriali sempre ricche di nuovi titoli dall’alto valore scientifico, e al Circolo Culturale “Marchesi del Monferrato” che, oltre ad occuparsi della presenza dei marchesi monferrini in molte pagine della storia passata, sta svolgendo un’intensa attività di valorizzazione dei prodotti del Monferrato presso altre regioni italiane, fra cui spicca la Sicilia.
E non è un caso, visto che la nostra isola nel Medioevo accolse una quantità di migranti, noti come “Lombardi”, provenienti dal Monferrato, dall’entroterra ligure e dal Savonese. Questa migrazione, circoscrivibile tra il 1090 e il 1160, mentre i Normanni fondavano il Regno di Sicilia, ha lasciato tracce ancora oggi evidenti nelle parlate dei luoghi di insediamento dei nuovi arrivati, quasi tutti posti nelle provincie di Enna, Messina e Catania, tra cui ricordiamo Nicosia, Aidone, Piazza Armerina e Montalbano Elicona.
Esiste, dunque, come ricordava anche Sciascia, una «Sicilia lombarda» e tale convegno ha messo a punto lo stato delle conoscenze sull’argomento, avviando nuovi percorsi di collaborazione fra studiosi di diversi settori, ampliando, così, gli orizzonti della ricerca.
Pur essendo innanzi a un fenomeno schiettamente storico, sono note ed evidenti le implicazioni linguistiche, con le quali si stanno integrando gli studi sul campo di genetica di popolazione, con il fine di comprendere il livello di mescolamento degli immigrati lombardi con gli indigeni e il grado apparentamento con i popoli delle presunte terre di origine, giungendo ad una lettura integrata di tali inedite conoscenze.
Tra i relatori Salvatore Trovato, dell’Università di Catania, massimo esponente dello studio delle parlate di questi lombardi, ovvero i “dialetti galloitalici di Sicilia”, ha chiaramente mostrato come i nuovi arrivati si siano dedicati e abbiano portato competenze nel campo del piccolo artigianato e dell’edilizia, assumendo invece dai locali le competenze agricole e zootecniche.
Davide Pettener, antropologo molecolare dell’Università di Bologna, ha fatto intravedere le potenzialità conoscitive degli studi di genetica di popolazione mentre il collega antropologo Luca Sineo, dell’Università degli Studi di Palermo, coadiuvato nei suoi studi da Marco Nania, antropologo calabrese responsabile dei campionamenti in atto, ha ristretto il focus sulle possibili risposte derivanti dalla mappatura genomica degli abitanti dei centri galloitalici e dalle indagini biodemografiche annesse, riferendo alcuni dati emersi già per la popolazione odierna di Montalbano Elicona.
Infine il gruppo degli storici, formato da Joanna Drell, dell’Università di Richmond (USA), Francesco Barone dell’Università di Catania, Diego Ciccarelli, dell’Università di Palermo e Presidente dell’Officina di Studi Medievali, nonché Francesco Paolo Tocco, dell’Università di Messina, con la collaborazione di Roberto Maestri e Fabrizio Di Salvo, del Centro Culturale Marchesi del Monferrato, ha chiarito vari aspetti della migrazione lombarda nella Sicilia arabo-normanna, dalla figura del Conte Enrico del Vasto, della famiglia degli Aleramici, guida dei migranti, ai santi provenienti dalle terre “lombarde”, all’elaborazione letteraria, da parte di autori come Elio Vittorini, della figura mitica del “Gran Lombardo”. Gli atti del convegno vedranno tra breve la luce ad opera dell’Officina di Studi Medievali.