Rimane alta la tensione tra il personale del Comune di Catania, anche dopo lo stanziamento da parte dell’Ars degli 8 milioni di euro per pagare gli stipendi e le spese correnti. Stamani Cgil, Cisl, Uil e Ugl provinciali, riunitisi in assemblea in via dei Crociferi, hanno deciso di iniziare il 2019 con uno sciopero generale. Vogliono sapere dal governo nazionale se e come intende sostenere la richiesta di fondi fatta dalla giunta Pogliese. A quest’ultima, invece, chiedono di conoscere in che modo pensa di affrontare il Piano di risanamento e recuperare l’evasione fiscale.
Richieste precise rispetto alle quali si attendono risposte altrettanto circostanziate. La situazione, infatti, è drammatica. Le passività ammontano a 1.6 miliardi di euro. Un’esposizione esorbitante che mette a rischio fallimento l’ente locale, con conseguenze nefaste per i cittadini e soprattutto per i dipendenti. I primi, infatti, sarebbero costretti a vivere in una città con i servizi pubblici ridotti ai minimi termini. Ai secondi, in aggiunta, verrebbe meno anche la garanzia dello stipendio.
“Lo sciopero generale non è considerato un obiettivo finale ma di partenza per una seconda fase più dura e consapevole di una lotta sindacale e sociale – dichiarano i quattro segretari generali Giacomo Rota, Maurizio Attanasio, Enza Meli e Giovanni Musumeci – Ci sono molte domande che attendono risposta: al netto dei contributi cosa accadrà da gennaio in poi? Quanto i catanesi sono veramente consapevoli delle conseguenze che si consumeranno sulla propria pelle? Il rischio rimozione potrà solo peggiorare l’impatto finale”.
Da qui un appello alla corresponsabilità: “Ecco perché rimanere uniti, insieme ai lavoratori e ai cittadini tutti, è l’unica possibilità per fare il bene di Catania”, concludono.