C’è un decalogo per scandire le regole di quelle che saranno le primarie del centrodestra nella corsa alla Presidenza della Regione siciliana. Dieci regole auree in forma di regolamento. Nessun punto è stato approvato e, nei fatti, quel calepino di condizioni ha di fatto bloccato le trattative dell’altro ieri. Si doveva decidere quale procedura adottare per la selezione del candidato alla presidenza della Regione siciliana. I saggi del centrodestra torneranno a riunirsi a febbraio per cercare di sciogliere i nodi. Che sono di carattere pratico e non solo politico. Il nulla di fatto non scompone per nulla Nello Musumeci. Tra i papabili del centrodestra è sicuramente il più “pesante” con la sua sigla “Diventerà bellissima”. In molti sono pronti a scommettere che questo sarà il claim adottato in campagna elettorale. Musumeci annuncia che aprirà la campagna elettorale per le primarie del centrodestra la prima domenica di febbraio. “Accettiamo le regole del gioco chi vince sarà il candidato di tutti – afferma – . Io sarò candidato per il Movimento Diventerà bellissima. Me lo hanno chiesto con insistenza, sono felice avverto il peso di una grande responsabilità. Sono felice ma prudente”. Ma su quelle regole da rispettare, il famoso “decalogo”, c’è ancora molto da discutere. Anzi tutto.
Di sicuro non è stata stabilita nessuna data per quelle che saranno le primarie del centrodestra pronto a diventare qualcosa in più e oltre il centrodestra. Musumeci sostiene che si terranno il 2 aprile. Ma col regolamento-decalogo da approvare, tutto può cambiare. Il leader di “Diventerà bellissima” indica la road map, con candidature da presentare entro il 28 febbraio. In realtà molti all’interno della coalizione si chiedono se i tempi del primo vertice non siano stati un po’ troppo affrettati. Quando si vota alle Regionali in Sicilia? La dead line è la scadenza naturale della legislatura. A meno di stravolgimenti “romani”. Con le amministrative – e forse le politiche di mezzo – gli equilibri non saranno statici. Ed è un aspetto delicato sul peso specifico che ogni componente del centro destra vorrà detenere nel confronto tra le parti.
C’è poi una questione “perimetrale”. “Chi siamo?” si sono chiesti retoricamente i convitati al tavolo del centro destra. La grande ambizione è ampliare i margini del terreno politico. Andare oltre il “centro destra” per proporre una candidatura e una coalizione aperta i movimenti e alle liste civiche. Oltre il centro destra, però, significa anche ascoltare più voci, accogliere esperienze politiche diverse da sommare ai titoli della “coalizione, che per ora svariano da Forza Italia a Cantiere Popolare, passando da Fratelli d’Italia, dalla formazione di Antonio Triolo di Azione Nazionale , dagli autonomisti condotti dal ticket Piscitello-Armao (con l’ex assessore in rampa di lancio per la poltrona di Palazzo d’Orleans), per arrivare sino ai neo leghisti di Noi con Salvini e, ovviamente a “Diventerà bellissima”, il progetto-movimento di Nello Musumeci. In una congerie di siffatta complessità, aggiungere altre “voci” rischia di far prevalere le differenze di fondo, piuttosto che le ragioni per restare insieme. Altro nodo da sciogliere è il “profiling” del candidato. La parola d’ordine è “alternativi a Crocetta”. Ma cosa significa esattamente? C’è chi spinge per un’interpretazione rigida e categorica: porte sbarrate a chi in passato ha ricoperto incarichi di sottogoverno sotto la bandiera della coalizione politica che ha sostenuto e sostiene il presidente della Regione in carica; porte sbarrate a chi ha cambiato idea in corso d’opera.Facciamo un esempio di cosa potrebbe accadere con questa postilla di sbarramento. Se l’ex magnifico Rettore di Palermo, Roberto Lagalla, decidesse di correre per le “primarie” di centro destra, potrebbe essere escluso per la nomina al Crn, decisa dal ministero dell’Istruzione, dove a quei tempi siedeva Davide Faraone? Gli impicci sono tanti. Con una regola così, il rischio di incartarsi è pressocchè totale.
Tra i tanti problemi sul tappeto c’è una questione che al momento appare insormontabile. Dove trovare i soldi per organizzare le primarie? Una prima stima parla di un budget preventivo tra i 200 e i 300 mila euro. Tanto serve per organizzare sul territorio una “consultazione” di primo livello che, oltretutto, per non rivelarsi un flop dovrà essere sostenuta da una adeguata campagna di comunicazione. E quando il tema è finito sul tappeto, il silenzio è stato totale. Eco di sottofondo sono i rumors sulle nomination. Solida, competitiva e credibile è quella di Nello Musumeci. Al presidente della Commissione regionale Antimafia verrà chiesto un piccolo sforzo “caratteriale”. Meno “io” e più “noi” è la sintesi. Armao sarà il candidato dei movimenti autonomisti. Più incerta la posizione di Forza Italia. Miccichè è in una situazione di “vorrei ma forse non posso”. Il leader regionale degli azzurri crede alle primarie. Ma deve confrontarsi con il Cavaliere, poco propenso a scendere a patti e condizioni e desideroso di avere un candidato tutto suo, targato Forza Italia. Il cavaliere siciliano, però, potrebbe non essere Salvo Pogliese. L’eurodeputato non è convinto di “scendere in campo” per la presidenza della Regione. Non lo ammetterà mai ma il seggio di Bruxelles lo vorrebbe conservare ancora un po’. Almeno fino a quando non si apriranno le danze per Palazzo degli Elefanti.