“Le dichiarazioni della Commissione europea sugli scenari che si delineeranno dopo la Brexit e gli effetti che questa avrà sul prossimo bilancio dell´Unione Europea sono allarmanti. In tutti i casi si prospetta una riduzione dei fondi per la Politica agricola comune e per la Politica di Coesione che non possiamo accettare neanche se la ragione è finanziare le nuove sfide come sicurezza, immigrazione e difesa. Non si può agire con la logica della coperta stretta”. Lo dichiara Michela Giuffrida, membro della Commissione per lo sviluppo regionale al Parlamento europeo. “Nonostante le nuove emergenze, alle quali l’Unione europea é chiamata a dare risposte – aggiunge Giuffrida – la Politica di Coesione e la Politica agricola, cioè due pilastri portanti delle politiche comunitarie che hanno ricadute dirette sulla vita dei cittadini europei, devono restare le nostre priorità. A maggior ragione in un momento in cui sono aumentati i sentimenti di sfiducia nei confronti dell’Unione da parte di questi ultimi.
Gravi – sottolinea l’eurodeputato – anche le proposte del Commissario Ue al bilancio Guenther Oettinger che vorrebbe redigere, nell´ambito del semestre europeo, “raccomandazioni specifiche” non solo per Paese ma anche per regione, e condizionare così la loro realizzazione all’impiego dei diversi fondi Ue. Sotto l´occhio del Grande Fratello europeo ci sarebbero naturalmente le regioni a bassa crescita come quelle del Sud Italia, che più di altre hanno cioè bisogno di essere accompagnate dalla Commissione lungo un processo di sviluppo e crescita che è la finalità stessa delle Politiche di Coesione.
Come relatrice in Parlamento europeo della Relazione sulle regioni in ritardo di sviluppo – annuncia Giuffrida – mi opporrò alla trasformazione della politica di coesione in un braccio operativo delle politiche economiche. La politica di coesione, che di certo deve essere più efficace e legata al raggiungimento delle performance, non deve però mai avere risvolti punitivi ne essere usata come arma di ricatto per gli Stati, come si vorrebbe fare applicando il principio della condizionalità macroeconomica. Tagliare i fondi alle regioni che non crescono o non obbediscono ai dettami del semestre europeo vuol dire – conclude l’eurodeputato – costringere ad una situazione di ulteriore debolezza i cittadini di quei territori. Non dimentichiamo che la politica di coesione è nata per dare concreta applicazione allo spirito di solidarietà dal quale l’Europa non può né deve prescindere”.