Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, la Massima autorità spirituale del Buddhismo Tibetano e Premio Nobel per La Pace, è arrivato in punta di piedi stamane, in assoluto silenzio e in anticipo, spiazzando l’attesa di fotografi e giornalisti.
“Voglio condividere con voi i sogni di un ottantenne che non vedrà realizzata l’unione del mondo ma che vuole diffondere gli insegnamenti perché ciò possa verificarsi“.
Non usa mezzi termini il Dalai Lama e, con parole e pensieri semplici, risponde alle domande ed elargisce riflessioni.
La prima, diretta proprio alla stampa e al ruolo fondamentale che ha il mondo dell’informazione nel “presentare la verità e istruire la gente nel modo giusto“.
Si capisce subito che la Massima autorità del Buddhismo Tibetano è abituato a gestire le situazioni e ottimizzare tempi e risorse, lo ha fatto nell’assicurarsi della sistemazione dei praticanti del centro di pratica buddhista della città (a cui dopo l’incontro con la stampa ha dedicato alcuni minuti) e lo ha fatto al Teatro Massimo, dove ha tenuto la conferenza “Educare alla gioia“, dando indicazioni per la gestione delle domande.
“Dobbiamo renderci conto che siamo un’unica grande comunità sulla Terra, composta da sette miliardi di rappresentanti e che, uniti, possiamo pacificare le moltissime sofferenze che ci affliggono“.
Parte da qui il messaggio che il Dalai Lama ha voluto condividere con i palermitani, riconoscendo da subito all’Isola l’importante ruolo di accoglienza, non solo formale, dei “fratelli e delle sorelle in difficoltà“.
Al singolo, dunque, al centro delle sorti dell’intera umanità, è riconosciuto tutto il valore e la responsabilità nell’agire comune.
“La felicità dipende dall’attitudine mentale di ciascuno di noi e va coltivata giorno dopo giorno subordinando l’affetto biologico all’intelligenza che va usata con razionalità“.
Frasi e messaggi semplici che, come tuoni, squarciano quel velo di formalità e istituzionalità giungendo dritti alla coscienza di chi ascolta.
“Fin dalla nascita veniamo mantenuti in vita dall’affetto che la madre ci infonde nell’accudirci, è lì che si getta il primo seme della compassione, seme che tutti riceviamo e che dimostra la possibilità comune a tutti di poter praticare la bontà, la mia presenza oggi mira alla diffusione di un’etica sociale“.
Il primo passo da compiere, quindi, è quello di modificare il modello occidentale dell’educazione, improntato alla materialità e all’esternalizzazione: “La pace e la felicità – ha detto Sua Santità – ha a che vedere con il l’interno di noi, con i nostri pensieri, il modello educativo deve essere basato sul senso comune e pratico della convivenza in armonia“.
Tra continui sorrisi, qualche simpatica smorfia e gesti d’affetto che distribuisce a chiunque abbia a fianco, il Dalai Lama ha dato qualche strumento più che utile nel delineare nuovi atteggiamenti che rendano possibile un reale cambiamento.
“Bisogna guardare alla storia – ha detto – e rendersi conto dei vantaggi del praticare una politica compassionevole e genuina, l’umanità sta maturando e comincia a rendersi conto che i conflitti non vengono mai risolti con la forza. La maggior parte dei problemi sono creati da noi stessi, anche quelli ambientali, usare la forza è un pensiero obsoleto”.
Il bene del singolo che diventa il bene collettivo in prospettiva di un secolo, il XXI, che diventi il secolo della lungimiranza e del dialogo.
E’ su questo presupposto che devono essere interpretate le pluralità delle religioni, fondamentali per la crescita della pace, nel rispetto fondamentale della vita di tutti gli esseri umani.
In questo passaggio Sua Santità è stato molto incisivo: “Non si possono mettere insieme termini come terrorista islamico nel dare una notizia, se uccidi qualcuno non sei più un religioso, di nessuna fede; questo è un uso sbagliato della religione che crea cattiva informazione nelle persone che ascoltano“.
E di contro, non risparmiando responsabilità a nessuno: “Bisogna anche interrogarsi, però, sul perché ci sia tanta rabbia in alcune società che poi sfocia in incontrollata violenza; la pace viene dall’azione non dalla preghiera, ogni uomo può e deve essere promotore della pace universale“.
Sul palco del Teatro Massimo erano presenti, oltre al sindaco di Palermo Leoluca Orlando il vicedirettore di Sky Italia Andrea Scrosati e il docente dell’Università di Palermo, il prorettore Fabio Mazzola.
Un ultimo messaggio, prima di salutare la città, il Dalai Lama l’ho ha voluto rivolgere al sindaco di Messina, Renato Accorinti (che anche oggi ha sfoggiato la sua immancabile t-shirt “free Tibet”), e a quanti sostengono la liberazione del Paese Tibetano, “custode di quell’etica secolare” che egli stesso promuove.