Vola il Movimento 5 Stelle alla terza proiezione per il Senato con il 60 per cento delle schede scrutinate. I pentastellati si attestano sul 32,3 per cento. Non dissimile la percentuale alla Camera (32,1 per cento), dove siamo alla prima proiezione (15 per cento del campione).
Nel centrodestra, scossone non indifferente, dove la Lega con oltre il 17,5 per cento sorpassa Forza Italia ferma al 14,5 per cento. Fratelli d’Italia è al 4,1 per cento, mentre Noi con l’Italia Udc non supera l’1,2 per cento e non entra in parlamento.
Nel centrosinistra, crollo del Pd, fermo al 18,9 per cento. “Più Europa con Emma Bonino” sarebbe al 2,5 per cento, mentre percentuali molto più basse per Civica Popolare Lorenzin (0.5) e “Insieme” (0,6).
Deludente la percentuale di Liberi e Uguali di Pietro Grasso, fermo al 3,3 per cento, mentre alla prima proiezione alla Camera sarebbe al 3,5.
A sinistra, Potere al popolo è sull’1,2 per cento, mentre nell’area della destra radicale, Casapound arriverebbe allo 0,8. Il popolo della famiglia sarebbe allo 0,7 per cento. Nella prima proiezione della Camera, invece Potere al popolo arriva all’1,6 per cento, mentre Casapound e popolo della Famiglia arrivano allo 0,9.
Per quanto riguarda le coalizioni, il Centrodestra è ampiamente avanti con il 37,40 per cento, segue il M5s con il 32,50 per cento, il centrosinistra sarebbe fermo al 22,9.
In merito alle ipotesi sul nuovo governo, una possibilità potrebbe essere quella di affidare il nuovo governo al centrodestra a trazione leghista, che potrebbe recuperare qualche parlamentare nell’area centrista.
Secondo alcuni osservatori, invece, vista l’alta percentuale del Movimento 5 Stelle, si potrebbe profilare un’alleanza a sorpresa fra i pentastellati, la Lega e Fratelli d’Italia. Le tre forze politiche, infatti, insieme potrebbero superare abbondantemente il 50 per cento e avere in teoria i numeri per governare. Una simile eventualità, però, contraddirebbe quanto affermato alla vigilia dalla Meloni e da Salvini, che avevano giurato fede alla coalizione di centrodestra, scongiurando il rischio di inciuci post-voto. Un asse Salvini-Di Maio del resto non è così lontano da quanto sostenevano alla vigilia i bene informati.
Altra ipotesi è che Mattarella dia l’incarico di formare il nuovo governo al capo politico del primo partito, cioè a Di Maio, leader del 5 Stelle, il quale comunque non può contare su una maggioranza parlamentare. Il che vorrebbe dire, cercare di formare un esecutivo di minoranza, sperando in un sostegno di volta in volta su singoli provvedimenti da parte, ora del centrodestra, ora del centrosinistra.