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Emergenza coronavirus in Sicilia, Giudice (CGIL): “Direzione sbagliata, riprendersi sarà difficile”

giovedì 8 Ottobre 2020
Ignazio Giudice (CGIL)
Ignazio Giudice (CGIL)

Dove stiamo andando e dove vogliamo andare? Due sole domande, le cui risposte tracciano perfettamente il quadro della situazione che stiamo vivendo.

Ignazio Giudice, segretario generale provinciale di Caltanissetta della CGIL, esprime così la sua preoccupazione a proposito dell’emergenza coronavirus e delle sue implicazioni per il territorio siciliano.

Il numero di persone positive cresce ogni giorno di più e, continua il segretario, non si sa più se “temere il virus o l’incoscienza di chi ci sta accanto. Perché ci sentiamo intoccabili o perché non ci sentiamo più in dovere di rispettarle?” si chiede Giudice.

Assisto a una generica indifferenza, questa è la percezione che si ha, assembramenti di giovani e meno giovani a ogni ora del giorno e della sera, come se il virus non li toccasse, eppure è proprio fra di loro che sta trovando spazio nella nostra città.

L’attacco del segretario generale non solo è rivolto ai cittadini, ma anche ai “proclami perfetti per titoli di giornale acchiappa-like” delle istituzioni e alle “amministrazioni che scrivono cosa sia giusto o meno fare e lo fanno timidamente scaricando competenze una volta alla sanità pubblica, una volta alla Regione e l’altra allo Stato centrale“.

Ottimo lavoro hanno invece svolto “i dirigenti scolastici, il personale della scuola e i tanti genitori che si sforzano di spiegare la delicatezza del momento, ma ciò non basta“.

Il popolo italiano, secondo Ignazio Giudice, sta andando nella direzione sbagliata, “quella che metterà a rischio la salute dei cittadini più fragili. Quella che metterà in ginocchio l’economia, il lavoro già fortemente compromesso da una crisi che ci ha dimezzato o quasi.

Basta attendere il buon senso – conclude il segretario Giudice – perché l’indifferenza di oggi farà la differenza domani, quando tutto non sarà più come prima e riprendersi la vita vera diventerà sempre più difficile. Speriamo non impossibile.”

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