Enna si stringe attorno le vittime di Femminicidio. Le associazioni studentesche Kampus – Confederazione degli Studenti, Koiné, Crediamoci Kore insieme alle associazioni UniED, Federazione degli Studenti, ARCI e Credere nella Comunità si sono riunite in Piazza dell’Università in un corteo – alla cui organizzazione hanno lavorato la rappresentante di Kampus – Confederazione degli Studenti dell’ERSU Enna Jessica Ruffino e la coordinatrice dell’associazione “Koiné” Chiara Bonaventura – per le strade di Enna Bassa, attraversando via Salvatore Ingrà, via dello Sport, via delle Olimpiadi e via Salvatore Mazza per poi ritornare alla base di partenza dove s’è svolto, infine, il minuto di rumore.
Il corteo ha invocato più volte i nomi di Sara Campanella e di Ilaria Sula manifestando con forza lo sdegno e la rabbia per gli ennesimi episodi di insana e inumana violenza.
“Per la prima volta ad Enna, si è svolta una manifestazione per ricordare tutte quelle donne, mamme, figlie, ragazze, studentesse, vittime di violenza“, commenta il presidente dell’associazione Kampus – Confederazione degli Studenti Samuele Stassi.
“È ormai, ahimè, diventato all’ordine del giorno ascoltare notizie di cronaca nera che trattano di donne maltrattate, picchiate, uccise per mano di uomini che millantavano amore ma che nella realtà dei fatti risultano essere solo e soltanto assassini. In qualità di portavoce di un gruppo di studenti facenti parte dell’associazione Kampus-Confederazione degli studenti, mi sento in dovere di esprimere il nostro dissenso, speranzoso che nel futuro più prossimo possibile, qualcosa possa cambiare. Vedere in prima linea urlare, fischiare, cantare, far rumore non solo studentesse ma anche studenti della nostra università, la libera università di Enna “Kore”, è stato un grande spunto di riflessione: tutti noi futuri medici, futuri avvocati, futuri maestri, futuri ingegneri… siamo il domani e per questo in primo piano dobbiamo batterci affinché TUTTE LE DONNE vengano tutelate, affinché possano sentirsi libere e al sicuro. È inaccettabile e a tratti sconvolgente sentire quotidianamente queste notizie, assistere a questo squarcio della società che direttamente colpisce tutti noi”.
“Seppur nel nostro piccolo – conclude – abbiamo mostrato vicinanza a tutte quelle famiglie che sono state distrutte, e proprio per loro e per tutte le donne mi auguro che il nostro grido di ieri possa essere il cambiamento di domani. BASTA STARE IN SILENZIO. BASTA VIOLENZA SULLE DONNE.!“.
“Il corteo – spiega la coordinatrice dell’associazione “Koiné” Chiara Bonaventura – è nato dal bisogno profondo di reagire, dopo la vicenda di Sara a Messina. In quanto studentessa universitaria, ho sentito la sua storia particolarmente vicina alla mia vita e a quella di tante ragazze come me. Mi è sembrato giusto sensibilizzare gli studenti e ricordare ancora una volta tutte le vittime. E come coordinatrice donna di un’associazione universitaria, ho sentito la responsabilità di organizzare qualcosa che avesse un senso. Mi sono confrontata con i ragazzi di Federazione degli Studenti e di ARCI, con cui avevamo già condiviso l’esperienza del Pride l’anno scorso, e abbiamo deciso di unire le forze per organizzare questo corteo. Insieme a Jessica abbiamo lavorato per realizzarlo e abbiamo coinvolto anche tutte le altre associazioni“.
“Sono rimasta sinceramente colpita dall’affluenza. Ho visto la mia generazione scendere in strada con rabbia, con consapevolezza, con la voglia autentica di cambiare questo mondo patriarcale. Sono felice, emozionata, orgogliosa di come sia andato il corteo. È stata una risposta forte, collettiva, che spero possa lasciare un segno“.
Infine, rappresentati delle associazione Crediamoci Kore e di Credere nella Comunità Nico Riccobene e Jacopo Gessaro, dichiarano: “Abbiamo sentito il bisogno di organizzare e partecipare alla marcia. È stato un momento forte, pieno di emozioni, di voci che si sono alzate insieme per ricordare le vittime di femminicidio e per dire, tutti insieme, che la violenza sulle donne non può più essere tollerata. Abbiamo camminato e abbiamo fatto rumore. Queste iniziative servono, fanno riflettere, uniscono, ci ricordano che certi temi non possono restare nascosti. Ma tutto questo ha senso solo se poi continuiamo anche nel quotidiano, nel modo in cui parliamo, in cui ci relazioniamo, in cui rispettiamo gli altri. Ognuno di noi può fare qualcosa, anche nei piccoli gesti. Non si tratta solo di grandi discorsi, ma di scelte che facciamo ogni giorno. È fondamentale che luoghi come l’università, le scuole, i contesti dove cresciamo e ci formiamo, siano chiari su questi temi e facciano la loro parte per sensibilizzare, educare, costruire una cultura diversa. E noi, come associazioni universitarie, dobbiamo essere parte attiva di questo cambiamento. Dobbiamo metterci la faccia, prenderci la responsabilità di aprire spazi di dialogo, di confronto, e fare in modo che nessuno si senta solo o lasciato indietro“.