Una relazione che mette nero su bianco i conti e, soprattutto, i crediti che la Rap avanza dal Comune di Palermo e che il nostro giornale è riuscito ad avere. Parliamo di 17 milioni di euro che, Palazzo delle Aquile, deve alla società “Risorse Ambiente Palermo”, quale “differenza per il tributo della Tari 2014, avendo lo stesso liquidato alla Rap 91.377.289,93 mln”.
Una situazione a dir poco paradossale, se consideriamo che, in questi giorni, a Sala delle Lapidi, si sono svolte le “audizioni” dei presidenti delle partecipate che ne hanno illustrato lo “stato di salute”, snocciolando numeri e cifre. E tra qualche giorno dovrebbe essere approvato, dallo stesso consiglio comunale, il bilancio di previsione (si pensa che l’atto potrebbe essere licenziato dall’Aula entro questa settimana).
E da quanto scrivono i vertici della Rap (ricordiamo che ad oggi è in carica solo il collegio sindacale dell’azienda, in quanto per statuto il consiglio di amministrazione dell’azienda è cessato e il sindaco Orlando ha dichiarato che provvederà al rinnovo entro il 10 ottobre prossimo) sono solo circa 6 milioni di euro i crediti riconosciuti dal Comune all’azienda, per servizi che riguardavano la gestione delle vecchie vasche.
Quindi il Comune, nei fatti, “predica bene e poi razzola male”, non erogando quelle somme che, sicuramente, in una situazione di precarietà dei servizi resi da Rap, potrebbero dare ossigeno alle casse dell’azienda, non certamente messa bene da punto di vista finanziario e di dotazione di mezzi.
Ma non finisce qui. Viene anche descritto nel documento come “esista un disallineamento tra i crediti e i debiti della Rap nei confronti del Comune, sulla base del criterio di insussistenza di copertura nel bilancio comunale, di contestazione della pretesa debitoria e di verifiche in corso da parte del Comune stesso”.
E poi si continua con quelli che vengono definiti “crediti in contestazione”. Per dirla brevemente, tutti quei denari che la Rap dovrebbe vedere riconosciuti e che, invece, sono entrati nel limbo di reciproci carteggi e sono più o meno oggetto di interpretazioni giuridiche sulla loro reale possibilità di essere riscossi. Numeri che non sono da poco, come è possibile leggere. Si parla di 468 mila euro per interventi di “sanificazione nelle scuole” risalenti addirittura al 2013; oltre 100 mila euro (totali di 33 milioni e altrettanti 67) per servizi di rimozione di alghe nelle borgate marinare; 2 milioni e più di euro per la gestione di sinistri legati alla manutenzione delle strade nell’arco temporale 2013/2014; 1,5 milioni di euro per penalità contrattuali applicate e trattenute dagli uffici in modo “arbitrario” e quasi 80 mila euro per rimborsi degli oneri di distacco dei consiglieri di circoscrizione. Per quest’ultimi, il Comune ha affermato che “le somme non sono dovute, in quanto si tratta di caso diverso rispetto rimborsi che spettano, invece, ai consiglieri comunali”.
Tra numeri, cifre e interpretazioni sulla legittimità dei crediti che la Rap dovrebbe vedere riconosciuti, il dato di fatto è che, come viene scritto nella relazione, “la mancata riscossione, anche parziale dei crediti, espone la società a futuri oneri”. In parole povere, il rischio è quello di un ulteriore indebitamento. Una visione non certamente rosea, che pone più di un dubbio su come l’azienda possa svolgere al meglio i propri servizi, in una città come Palermo dove il problema della raccolta dei rifiuti rimane, comunque, la vera priorità.