“Dal cuore vi chiedo di raccontare, sui social, il concerto di stasera con le vostre parole. Ricominciamo a raccontare quello che viviamo con le parole e non con i video o le foto, perchè è con il cuore che viviamo”.
Cercheremo di seguire il proposito di Ezio Bosso, le parole che avete appena letto le ha pronunciate lui, ieri sera, in apertura del concerto che ha tenuto al Teatro di Verdura.
Cercheremo di raccontarvelo con le sue parole e con le emozioni, deformate dalla scrittura, che l’esecuzione di Bosso ci ha regalato.
E’ una serata calda, la fila per prendere posto è lunghissima e tanta è l’attesa per assistere a “The 12th Room”, concerto per solo piano, evento inserito fuori rassegna nel cartellone degli Amici della Musica che, dopo il successo ottenuto al KKL di Lucerna, ha toccato anche Palermo.
“Vorrei raccontarci di stanze, che sono cose buffe e che diventano molto più belle con la musica. Le abbiamo inventate quando ci siamo fermati, per vivere bene con gli altri e difendere la nostra intimità; alle stanze diamo nomi, numeri, titoli, sono parte della nostra esistenza. Qui a Palermo, addirittura, c’è la stanza delle meraviglie”.
E’ felice Bosso di essere ritornato in Sicilia, dopo un decennio, e di risuonare in una terra che ama particolarmente; è per questo che il suo primo brano, “Following the bird”, in omaggio alla città, lo esegue con suo ‘fratello’ Relja Lukic. La musica, come l’amore, deve essere generosa sostiene Bosso e il pubblico del Verdura ha accolto la sua generosità sin dal primo brano.
Non si risparmia il musicista torinese a introdurre e spiegare i brani che eseguirà, il perchè li ha messi in scaletta, intervallando notizie, anche divertenti e non strettamente accademiche, sui maestri della musica come Chopin e Listz. Snocciola le sue stanze Bosso, contenitori dell’anima e della storia che, singolarmente, appartiene a tutti.
“Bach was in an other room”, “Sonata al Chiaro di luna”, “Waiting room”, la stanza che lui non ama molto ma che, insieme alla musica, gli ha insegnato che qualsiasi problema è un’opportunità, uno squarcio sull’orizzonte che ci manca e che vogliamo raggiungere.
E ancora, prima di una pausa necessaria “per farsi rimettere a posto le dita”, “Sweet and bitter” scritta in onore della sua poetessa preferita che in una stanza, poco più che trentenne, si chiuse per non uscirne più.
Il concerto riprende con l’ultima stanza, la più importante: è la dodicesima, quella in cui, quando vi giungeremo in un percorso non lineare, proprio della vita, lasceremo qualcosa di noi, ricorderemo la prima stanza e allora saremo liberi da tutto e, allora sì, la “libertà prenderà stanza”.
Cambio di luci sul palco, dal blu si passa al rosso, e comincia la preghiera laica che unisce pubblico e pianista in un viaggio indefinibile.
Le parole, a questo punto, sono fallaci, non possono in alcun modo raccontare quello a cui abbiamo assistito.
Come si fa a spiegare a parole l’energia che sostiene un corpo deformato, al limite dell’inconsistenza, che esce fuori dalla materia con la potenza di un fiume in piena e che diventa onda sonora che investe il pubblico?
Qualcuno ha definito le performance di Ezio Bosso lezioni di vita e noi non possiamo che essere d’accordo.
Oltre le parole, oltre le inutilità della vita quotidiana, oltre i confini dentro i quali pensiamo di difenderci ci sta qualcosa di superiore, di universale, qualcosa che stentiamo a comprendere da soli, e di cui cerchiamo quotidianamente di capire il senso; qualcosa alla quale possiamo avvicinarci attraverso l’arte, resa più accessibile ieri sera, dalle dita di un pianista.
“Grazie per aver suonato con me, ogni volta sul palco c’è uno che mette le mani e due che ascoltano”.
Conclude così Bosso dopo la standing ovation che il pubblico di Palermo gli ha, sentitamente, dedicato.
E come bis finale è “Smile for one” il brano scelto dal musicista perchè “i sorrisi avvicinano più dei passi e aprono più porte”.
Il 10 agosto Ezio Bosso si esibirà al Teatro Antico di Taormina, dove dirigerà l’Orchestra Sinfonica Siciliana.