Restano distanti le posizioni di regioni del Nord e regioni del Sud in merito alla definizione dei criteri di riparto dei fondi FEASR 2021-2022. La Conferenza delle regioni, pertanto, ha deciso di fare svolgere un supplemento di istruttoria in una riunione congiunta delle Commissioni Politiche Agricole e Affari Finanziari.
Durante l’ultima assise sono emerse due posizioni assolutamente divergenti: la prima, condivisa da Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Umbria, che si richiama al mantenimento dei criteri storici di ripartizione dei fondi anche per gli anni 2021-2022. A portare avanti questa posizione, per l’Isola, l’assessore regionale all’Agricoltura, allo Sviluppo rurale e alla pesca mediterranea Toni Scilla.
La seconda, condivisa dalle 15 Regioni rimanenti e dalle Province Autonome, che prevede il superamento, sulla base dell’accordo politico assunto nel 2014 in Conferenza, dei criteri storici – intendendo il periodo 2021-2027 quale “nuova programmazione” – e l’introduzione di nuovi (SAU, il numero delle aziende agricole ricavato dai dati Istat 2016), la superficie forestale ricavato dall’IFN 2016, la Popolazione delle aree rurali C e D e il PLV che fa capo al triennio 2015-2017 dei dati Istat).
Il Coordinatore della Commissione Affari Finanziari Davide Caparini, in relazione al mandato ricevuto dai
Presidenti, ha comunicato che elaborerà una proposta di mediazione che tiene conto delle posizioni espresse dalla maggioranza delle Regioni e Province Autonome nel corso della riunione, sottolineando la sua contrarietà a rimettere la questione al Ministero per incapacità delle Regioni di trovare una sintesi.
Una prospettiva non condivisa dalle regioni del Sud, secondo le quali ciò costituirebbe un‘incoerenza rispetto al ruolo propositivo da sempre rivendicato dalle Regioni in relazione alle proprie competenze. “La perdita per la Sicilia – afferma il dirigente dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, allo Sviluppo Rurale e alla Pesca Dario Cartabellotta – sarebbe più di 400 milioni“.