Ci sono 6,8 miliardi destinati alla Sicilia dal Fondo sviluppo e coesione. La dotazione finanziaria è la più alta tra le regioni italiane e verrà impiegata in ambiti differenti.
Tuttavia, al netto di 1,3 miliardi di euro già previsti e stabiliti dal governo nazionale per cofinanziare il ponte sullo stretto di Messina e degli altri 800 milioni stanziati per la realizzazione dei termovalorizzatori, le restanti risorse saranno destinate a investimenti infrastrutturali certamente significativi e strategici per l’Isola. Ma di fondi per la sanità non c’è traccia e a far notare questo dato è Francesco Lucchesi, componente della segreteria regionale della Cgil, che mette in evidenza il mancato coinvolgimento delle parti sociali nella rimodulazione di questo fondo.
In particolare, spiega il sindacalista, dalla programmazione di Fsc 2021-2027 sono saltate le risorse che originariamente erano state allocate per la costruzione di tre importanti strutture ospedaliere: si tratta degli ospedali di Siracusa, Gela e della struttura di Ismett 2 a Palermo. Infrastrutture sanitarie già previste e programmate nel precedente Fondo 2014-2020. All’Ars si sta discutendo l’ordine del giorno dello schema proposto dal governo regionale per l’utilizzo delle risorse Fsc, ma Lucchesi precisa che “dei sei miliardi messi a disposizione da Roma per la Sicilia, fanno parte le somme che probabilmente sarebbero servite anche per realizzare gli ospedali”.
Per quanto riguarda Siracusa, il presidente della Regione Renato Schifani ha ribadito il suo impegno circa la costruzione del nuovo ospedale (CLICCA QUI).
Il focus principale è che, da un lato, l’impegno di spesa per il ponte “fa si che possano saltare strutture già immaginate e programmate ad esempio per la progettazione dell’ospedale di Siracusa, dove c’è un commissario da circa 7 anni”. Dall’altro la discussione sul fondo Fsc prevede un partenariato nel senso che “ci sono dei soggetti che vanno obbligatoriamente consultati rispetto a come decidi di allocare le risorse. E’ vero che il parere espresso dalle singole parti coinvolte non è vincolante, però sarebbe stato opportuno convocare le parti per capire come sarebbe stata effettuata la gestione delle risorse”. Un passaggio fondamentale che è mancato. “Parliamo tanto di autonomia differenziata e poi Roma ti dice cosa devi fare con i soldi, ma in realtà è la Sicilia che dovrebbe decidere come utilizzare questi soldi e come ritiene più opportuno”.
In più, il leader della Cgil Sicilia ricorda che nella programmazione 2014-2020 dello stesso Fsc il governo Musumeci aveva stanziato queste risorse con il presupposto che poi sarebbero terminate con la nuova programmazione 2021-2027. Opere strategiche che erano state immaginate come risposte concrete ai cittadini, è la spiegazione che ha dato alla stampa l’ex governatore siciliano, come ha detto lo stesso Lucchesi.
Adesso, ci si domanda: questi ospedali con quali risorse verranno costruiti? E quando se ne riparlerà? Va ricordato infatti che molte case di comunità sono saltate dalla riprogrammazione del Pnrr nell’ambito della sanità siciliana. Nessuno, però, si aspettava una riscrittura così profonda e la Sicilia pagherà un prezzo salatissimo in termini di qualità dei servizi e di sanità territoriale, senza che venga spiegato come saranno finanziate le opere previste.