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Gelarda: “Doppiezza della diplomazia italiana nell’accordo Italia- Libia”

lunedì 3 Aprile 2017
Italian Prime Minister Paolo Gentiloni (R) and Prime Minister of Libya Fayez al-Sarraj (Fayez al-Serraj) sign an agreement on Immigration at Chigi palace in Rome, Italy, 02 February 2017. ANSA/ETTORE FERRARI

“Se non partiamo dalla premessa che l’arrivo incontrollato di migranti in Italia è una follia, che a medio e lungo termine finirà per essere dannoso tanto per l’Italia quanto per coloro che arrivano in Europa con delle aspettative che in buona parte verranno deluse.Senza contare le decine di migliaia di morti in questo mare che inghiotte per sempre le speranze di chi lascia la propria terra. Se non partiamo da questa premessa potreste fraintendere il mio pensiero sull’accordo italo libico”.

Comincia così un lungo intervento di Igor Gelarda, dirigente nazionale del sindacato di polizia Consap in merito al recente accordo Italia Libia:

“Il risultato finale – spiega – dovrebbe potrebbe essere quello di limitare l’arrivo di immigrati dall’Africa (anche se a pacificare le tribù del deserto non è cosa facile), ma i modi in cui ci si arriva mi lasciano perplesso. E non sono dell’idea che il fine giustifica i mezzi, e bisogna prendersi le proprie responsabilità. Sempre. Avremmo potuto provare a bloccare le navi dei trafficanti di uomini prima che partissero dalla Libia, pattugliare le coste insieme ai libici come si era tentato di fare in passato. Invece ormai andiamo a recuperare quasi ogni nave che salpa, poco dopo che è salpata. Quasi, perché nonostante questo tentativo samaritano i morti nel Mediterraneo continuano ad esserci. E tantissimi purtroppo”.

“Nel frattempo – aggiunge – abbiamo garantito un flusso regolare, non più solo con la buona stagione come prima, di queste carrette del mare. E gli affari di chi con questo esodo si arricchisce: Il numero di arrivi è cresciuto in maniera esponenziale. Ma ecco che c’è un colpo di scena adesso. Chiediamo ai Tuareg di fare pace e di controllare i loro confini meridionali. Quello dal quale arrivano le centinaia di migliaia di immigrati dal resto dell’Africa alla volta dell’Italia. E affinché queste tribù del sud facciano pace gli diamo anche soldi ( da investire, come recita l’accordo, in energie rinnovabili, infrastrutture, la sanità, i trasporti, lo sviluppo delle risorse umane, l’insegnamento, la formazione del personale e la ricerca scientifica, insomma tutto quello che ci manca in Italia) e ne formiamo le guardie di confine. Gli aspiranti immigrati verso l’ Italia, dunque, verranno fermati al confine Libico, praticamente in pieno deserto, messi in centri di accoglienza libici, che verranno appositamente creati, e poi rispediti, volontariamente o meno nei loro paesi di origine. Quando possibile”.

“Un paio di passaggi interessanti di questo accordo Italo-libico, già pronto i primi di febbraio, vi farà comprendere meglio cosa intendo dire: per trovare soluzioni urgenti alla questione dei migranti si ricorrerà alla “predisposizione dei campi di accoglienza temporanei in Libia, sotto l’esclusivo controllo del Ministero dell’Interno libico, in attesa del rimpatrio o del rientro volontario nei paesi di origine […]”. Quindi avremo meno ospiti nei nostri campi di accoglienza, perché riempiremo quelli libici… Ancora, si legge nella premessa: “le misure e le iniziative intraprese per risolvere la situazione dei migranti illegali ai sensi di questo Memorandum, non devono intaccare in alcun modo il tessuto sociale libico o minacciare l’equilibrio demografico del Paese o la situazione economica e le condizioni di sicurezza dei cittadini libici”.

“Massima attenzione dunque per l’equilibrio demografico libico. L’Italia invece non sembra avere più diritto ad un equilibrio demografico, deve solo accettare e basta!! Ma il capolavoro sta al punto 6 “ avvio di programmi di sviluppo, attraverso iniziative di job creation adeguate, nelle regioni libiche colpite dai fenomeni dell’immigrazione illegale, traffico di esseri umani e contrabbando, in funzione di “sostituzione del reddito”. Una specie di reddito di cittadinanza, o comunque qualcosa che si avvicina, per i cittadini di quelle regioni libiche colpite dall’immigrazione clandestina. Di transito. Sia ben chiaro il problema dell’immigrazione incontrollata in Italia è di ardua gestione, sicuramente passa, tra le altre cose, da una rivisitazione del regolamento di Dublino (con una distribuzione più equa dei migranti arrivati), da una velocizzazione dei tempi per stabilire chi abbia diritto o meno a stare in Italia per motivi umanitari ed un potenziamento dei rimpatri. Ma qualsiasi cosa si faccia o si farà, bisogna sempre assumersi le proprie responsabilità e metterci la faccia. Qui invece mi sembra l’esempio della doppia morale italiana. Il lavoro sporco di rimpatrio, o controllo delle coste, lo lasceremo fare ai Libici, notoriamente avvezzi, per cultura e tradizione al rispetto dei diritti umani. Anche perché in Libia non esiste lo Status di rifugiato e questo paese Nord Africano non ha mai sottoscritto la famosa Convenzione di Ginevra per la tutela dei diritti Umani. Noi invece ci libereremo la coscienza, e non solo quella, al solito, con un bel po’ di denaro”.

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