Pier Ferdinando Casini, classe 1955, quando qualcuno prova a ricordargli che lui è in Parlamento dal 1983 si lancia sicuro su una citazione di Plutarco: “la città si difende con le lance dei giovani e i consigli degli anziani”, sibila sicuro l’eterno democristiano con accento bolognese al giornalista di turno. E se delle lance dei giovani abbiamo raccontato in queste pagine non resta che guardare adesso agli “anziani”, agli Highlander siciliani che però non sembrano così ansiosi di dare solo consigli
Premessa doverosa: l’anzianità non è solo anagrafica ma spesso politica, un dettaglio che piace agli italiani e soprattutto i siciliani che alle novità, al netto di qualche amorazzo antipolitico, sono sempre stati allergici e hanno sempre guardato con un certo favore all’usato sicuro.
Non stupisce così che a differenza delle altre regioni in Sicilia i presidenti eletti direttamente dal popolo siano, al netto di Rosario Crocetta, ancora tutti in campo: Totò Cuffaro, 67 compiuti lo scorso febbraio, è tornato alla ribalta riesumando la Democrazia Cristiana in salsa siciliana. L’influenza politica e i voti non mancano.
Altro ex presidente intramontabile è Raffaele Lombardo. Settantaquattro anni, ex dc anche lui e come Cuffaro discepolo di Calogero Mannino, ha nel suo cursus honorum un paio di legislature all’Ars, un altro paio all’Europarlamento, la Presidenza della Provincia di Catania e soprattutto quasi cinque anni a Palazzo d’Orleans come potentissimo Presidente della Regione e alfiere dell’Autonomismo siciliano. Anche per Raffaele da Grammichele non sono mancate le pene giudiziarie che però si sono tutte concluse con sentenze d’assoluzione, l’ultima nel 2022 che gli ha permesso un trionfale ritorno in politica alla testa del suo Movimento per l’Autonomia.

Ha da qualche mese festeggiato i settant’anni d’età un altro ex presidente della Regione, Nello Musumeci. Sebastiano detto Nello ha cominciato a fare politica a 15 anni militando nella Giovane Italia, la prima associazione giovanile del Movimento Sociale Italiano e da allora non ha mai abbandonato la fiamma tricolore e sopratutto la politica. Presidente della Provincia di Catania, europarlamentare, sottosegretario e sopratutto archiviatore della parentesi del centrosinistra al governo della Regione, Musumeci adesso siede in Consiglio dei Ministri con la delega alla Protezione civile e alle politiche del mare dopo una costosa, umanamente e politicamente, rinuncia alla Presidenza della Regione Siciliana. E nonostante qualche preoccupazione per i terremoti o altre calamità naturali Musumeci, con il suo piglio deciso e d’altri tempi, non sembra intenzionato a dedicarsi così presto alle sue campagne di Militello.
Non sembra voler essere da meno dei suoi illustri predecessori l’attuale inquilino di Palazzo d’Orleans Renato Schifani. A maggio Schifani compirà 75 anni ma, al netto di alcune voci (spesso maligne) sulla sua salute, l’ex Presidente del Senato sembra vivere una nuova giovinezza da quando è stato eletto presidente della Regione Siciliana: iperattivo, non gli sfugge nulla, sia quando c’è da rivendicare un primato sia quando c’è da bacchettare qualcuno o prendere di petto i problemi. Più che i tempi della Seconda Carica dello Stato, Schifani su scala regionale sembra rievocare la stagione vulcanica di capogruppo terribile di Forza Italia tra il 2001 e il 2008. La notizia è che si è già prenotato per rimanere a Palazzo d’Orelans per i prossimi cinque anni con l’intenzione probabilmente di festeggiare gli 80 anni proprio da Presidente della Regione.
Nel consesso degli “anziani” (nell’accezione casiniana) rientra ormai a pieno diritto anche Gianfranco Miccichè che il primo aprile compirà il suo settantunesimo anno d’età. Enfant terrible berlusconiano ha cavalcato, tra alti e bassi, la politica nazionale e regionale sempre tra grandi idilli ed epici scontri. Questi ultimi però, dopo la sua seconda parentesi alla Presidenza dell’Ars, recentemente gli sono valsi un perentorio ostracismo che aveva fatto parlare in tanti del tramonto definitivo della stagione Miccichè. Ma l’ex brillante manager di Publitalia non sembra intenzionato a riposarsi nel suo buen retiro di Sant’Ambrogio vicino a Cefalù e vuole ancora una volta dare sfogo alla sua fantasia e soprattutto prendersi qualche rivincita. Ecco così il patto con altri due grandi vecchi, Raffaele Lombardo e Roberto Lagalla (prossimo ai 70 anni), che porterà nei prossimi giorni ad un nuovo soggetto politico che promette di sgomitare all’interno del centrodestra.
Se elettoralmente il centrosinistra ha più di qualche difficoltà nella competizione del centrodestra a livello anagrafico può giocarsi alcune carte imbattibili. La prima sicuramente è quella di Leoluca Orlando, 77 anni, sindaco eterno di Palermo nel maggio del 2024 contro tutti i pronostici è tornato in pista riuscendo, dopo un rocambolesco abbandono del Pd, a farsi eleggere all’Europarlamento sotto le insegne di Alleanza Verdi Sinistra. Il Professore a Bruxelles è a suo agio ma qualcuno sussurra che tra un paio d’anni potrebbe essere tentato di tornare nella sua Palermo. Evidentemente il numero 80 non spaventa neanche lui.

A Catania c’è il gemello diverso etneo di Leoluca Orlando: Enzo Bianco. Settantaquattro anni, ex parlamentare ed ex ministro dell’Interno, Bianco è però soprattutto ex sindaco di Catania, città che ha governato per quattro mandati. Nel 2018, ricandidato dal centrosinistra, ha dovuto cedere il passo davanti alla corazzata di centrodestra che sosteneva Salvo Pogliese tornando però a sfiorare la ricandidatura due anni fa. C’è ancora Catania nel futuro di Enzo Bianco? In molti giurano di sì e lui non nega.
Una categoria a parte è rappresentata da Mirello Crisafulli, 75 anni, e Totò Cardinale, 76 anni, due protagonisti epici della seconda repubblica che non hanno mai disprezzato il potere ma hanno anche saputo prenderne le distanze, tanto da ritagliarsi il ruolo di consiglieri di giovani talenti e ispiratori di ardite manovre. C’è però chi dice che comandino più di prima.
Questa categoria però ha al momento un campione indiscusso: il senatore Pino Firrarello, 86 anni, che dal 2020 è sindaco della sua Bronte. Firrarello ha attraversato indenne prima e seconda Repubblica e dalla sua Bronte è pronto a veder sorgere la Terza anche se magari c’è da andare a Palermo per una riunione in un assessorato regionale o per reclamare a gran voce qualcosa per la sua comunità. Che poi alla fine il vero potere è proprio questo.