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La dichiarazione

I Comuni aprono le porte agli agricoltori, Cassì: “Noi megafono delle proteste, cerchiamo una strategia condivisa”

mercoledì 31 Gennaio 2024

La protesta degli agricoltori è entrata nel vivo. Dopo il corteo di trattori e i lunghi presidi che hanno portato alla luce le difficoltà con cui il comparto è costretto, ormai da anni, a convivere, il passo successivo sta per essere compiuto: sensibilizzare, oltre che l’opinione pubblica, anche le istituzioni. Cercare e trovare soluzioni alternative e condivise è l’obiettivo ma al momento nulla è ancora previsto e la strada del dialogo è ancora da spianare.

A tendere la mano ai lavoratori in rivolta è stato il sindaco di Ragusa Giuseppe Cassì che ha accolto le loro richieste e convocato un tavolo tecnico per affrontare i temi caldi che in queste ore stanno tenendo banco. “Siamo andati a trovare gli operatori riuniti in presidio e abbiamo raccolto il loro grido di allarme dovuto alle precarie condizioni economiche e lavorative“. L’incontro si svolgerà domani alle ore 10:30 presso la sala conferenze dell’ufficio Sviluppo economico, alla zona industriale di Ragusa (CLICCA QUI), e come spiegato dal primo cittadino sarà “un momento di incontro e di condivisione“, l’occasione per “discutere una strategia“. Il primo passo sarà quello di “farci megafono della loro preoccupazioni e delle loro istanze ai livelli politici più alti e avere dunque l’attenzione delle autorità regionali” in modo da poter eventualmente avviare “un confronto anche con loro“.

Dall’appesantimento burocratico apportato dal “New Green Deal” europeo ai costi “stellari” del carburante, dagli stringenti divieti sull’uso dei prodotti per la coltivazione all’emergenza siccità: sono queste solo alcune delle cause (CLICCA QUI) che hanno spinto gli agricoltori siciliani a scendere in piazza e fare la voce grossa. Come nel resto d’Italia, le proteste hanno avuto grande seguito e tra i presenti è da sottolineare la grande presenza di giovani.C’era una preponderanza di ragazzi che solitamente non si vede. Buona parte di loro fa parte del comparto della zootecnia e sono allevatori. Da parte loro c’è la volontà di proseguire e portare avanti le aziende di famiglia e vorrebbero farlo con una prospettiva serena e senza sottostare a delle regole di mercato che li vedono soccombere. Devono far fronte a dei costi molto alti. Prima o poi bisognerà fare una scelta: o chiudere e vendere o indebitarsi, e non è una strada che porta molto lontano“.

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