Queste costruzioni, poche e misteriose, si distinguono per la loro inusuale elevazione, che contrasta con la tradizionale struttura monocorporea tipica del dammuso classico. L’origine di questi edifici resta avvolta nell’incertezza: alcuni studiosi ipotizzano che fossero abitazioni di proprietari più abbienti, desiderosi di affermare il proprio status sociale attraverso un’architettura più imponente e complessa. Altri suggeriscono che la necessità di ulteriore spazio abitativo abbia portato alla sperimentazione di queste soluzioni, rare ma affascinanti.
Quel che è certo è che i dammusi a due piani rappresentano oggi un patrimonio irripetibile. Le tecniche costruttive impiegate, tramandate per generazioni, sono ormai quasi del tutto scomparse: la manodopera specializzata, capace di erigere queste meraviglie in pietra lavica senza l’ausilio di cemento moderno, si è progressivamente estinta. Questo rende ogni esemplare ancora esistente un vero e proprio tesoro architettonico.
I pochi proprietari di questi dammusi particolari li hanno ereditati dalle loro famiglie e ne custodiscono con orgoglio la storia e la bellezza. Nonostante l’interesse di collezionisti e investitori, nessuno di loro sembra intenzionato a vendere. “Non so quale sia il valore effettivo di queste costruzioni uniche – raccontano alcuni di loro – ma di una cosa siamo certi: vogliamo preservarle.” Un attaccamento che riflette il legame profondo tra gli abitanti di Pantelleria e le loro antiche abitazioni, simboli di una storia che resiste al tempo.
Nel frattempo, i dammusi a due piani continuano a intrigare visitatori e studiosi, testimoni silenziosi di un’epoca in cui l’architettura era arte, necessità e simbolo sociale. Forse un giorno qualcuno riuscirà a svelare completamente i segreti di queste rare costruzioni, i dammusi intanto restano lì, custodi silenziosi della memoria pantesca.