Essere agricoltori in Sicilia è davvero difficile. L’emergenza siccità da un lato e l’invasione dei cinghiali dall’altro sta rendendo la vita difficile a lavoratori ed imprenditori, fiaccati da problemi organizzativi e da un sistema di consorzi che non è mai funzionato del tutto. Motivi per i quali una delegazione diretta dal gruppo di Coldiretti è tornata a protestare sotto la presidenza della Regione di Palermo.
L’emergenza siccità fiacca il lavoro nei campi
La manifestazione è la naturale prosecuzione di quelle viste durante la primavera fra le strade di Palermo. Qualcosa è stato fatto, ma è ancora troppo poco. Anche perchè, sullo sfondo, l’emergenza idrica si è andata soltanto ad aggravare. La preoccupazione è tanta. La si legge nel volto e nella voce di chi, ogni giorno, deve nutrire i propri campi e deve sfamare il proprio bestiame. Stiamo parlando, chiaramente, di agricoltori ed allevatori. Nell’entroterra di acqua ne è cadua ben poca e i problemi al sistema idrico isolano non fanno che aggravare l’arsura percepita sui territori. “Fare agricoltori in Sicilia è diventato davvero difficile – sottolinea Federico Bucalo, imprenditore del Messinese -. I problemi dettati dalla siccità sono evidenti. Non piove da tempo. Bisogna cercare di fare arrivare l’acqua nei campi in maniera più efficiente, evitando gli sprechi ed utilizzando al massimo quello che c’è“.
I problemi degli agricoltori siciliani
“Poi ci sono altre criticità – aggiunge Bucalo -, come ad esempio la presenza dei cinghiali o i malfunzionamenti dei consorzi. Da giovane agricoltore è un po’ scoraggiante, ma dobbiamo continuare a lottare per la passione che abbiamo. Sul Messinese la produzione principale riguarda vivaismo e agrumi. Bisognerebbe dare aiuti per le spese sostenute sull’energia elettrica. Poi ci sono i problemi idrogeologici e di prevenzione degli incendi. E le conseguenze purtroppo le abbiamo già viste in passato“.
Sos cinghiali nel Messinese
Proprio i cinghiali rappresentano una delle principali preoccupazioni degli agricoltori presenti a piazza Indipendenza. “Una piaga“, la definiscono i presenti, alcuni dei quali raccontano anche episodi di aggresioni subite nei propri terreni. “Un mio parente è stato aggredito da un cinghiale – spiega Domenico Di Gangi, agricoltore originario di Tusa -. Questo è solo uno dei tanti casi. Una mattina, entrando nell’orto, ha avuto un incontro ravvicinato con uno di questi animali dal quale ha riportato fratture, tagli ed escoriazioni in tutto il corpo. Prima erano loro gli ospiti, oggi lo siamo noi. Il cinghiale nel nostro territorio non c’era. Non è un animale autoctono. C’è stata un introduzione. Poi, questo suide si è riprodotto sul territorio e oggi i numeri sono davvero alti“. Il presidio è stato indetto ad oltranza e vedrà nella giornata di domani uno dei momenti cardine, con un concentramento di agricoltori atteso da tutto il resto della Sicilia.