Ora che la casa brucia si torna all’antica. Il Pd che cerca la piazza, a Roma, non in Sicilia, dove lo scollamento con i territori ha fatto registrare la settimana scorsa l’addio alla segreteria regionale del sindaco di Salemi Domenico Venuti, prova a riorganizzare l’Isola del consenso perduto.
Nei giorni scorsi a Cortona, Anthony Barbagallo e Giuseppe Lupo hanno preso parte al raduno di AreaDem dal quale sono emersi nodi anche di un certo rilievo per le dinamiche bloccate, ancor di più in Sicilia, del partito Democratico siciliano. Barbagallo non nasconde la difficoltà del momento: “Sud significa non solo infrastrutture e qualità dei servizi ma anche lavoro e tutela dei più deboli. Cerchiamo un partito che non si abitui al selfie e che invece, come ci ha ricordato Veltroni. Serve rilanciare il campo progressista. In alternativa al modello di Paese e di Europa che hanno in mente Salvini, Orban e Le Pen”.
Una figura emergente nel panorama regionale, di ritorno anche lei da Cortona, è Michela Giuffrida, l’europarlamentare lanciata quattro anni fa dal compianto Lino Leanza, che ha intercettato molte delle proteste Dem in occasione della vicenda della nave Diciotti a Catania.
Ma il Pd delle occasioni mancate stenta a riprendere quota. Chissà in quanti si sentono estranei a casa propria. La sintonia da ripristinare con l’elettorato classico, ancorato alla propria origine, secondo molti big della prima ora, è la prima cifra da riconquistare. Tra questi prevale la necessità di recuperare lo spirito del passato, defraudato dallo scisma senza scissioni portato avanti dall’ex segretario nazionale Matteo Renzi.
La politica dei simboli stenta a sopravvivere nell’epoca in cui l’elettorato ragiona sempre più di “pancia” ma per Nicola D’Agostino, capogruppo all’Ars di Sicilia Futura, un movimento che non vuole farsi annettere senza una visione di futuro, ha ancora un senso: “Oggi l’idea che hanno i cittadini del Pd è solo negativa. Far finta che il voto delle regionali, e soprattutto quello delle nazionali, sia un incidente di percorso è da mediocri. Non reagire è da mediocri. Le Regionali si sono perdute perché la gente odiava Crocetta ed il suo governo; le Nazionali perché Renzi continuava con il suo narcisismo. Ammettere gli errori è fondamentale”.