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Il PD siciliano sulle dimissioni di Zingaretti: “Deve restare per il bene del partito”

domenica 7 Marzo 2021

Nella giornata di Venerdì il segretario nazionale del Partito Democratico, Nicola Zingaretti,  ha formalizzato le sue dimissioni, indirizzando una lettera al presidente del partito Valentina Cuppi. L’ormai ex segretario del PD giovedì aveva annunciato le sue dimissioni attraverso un post su facebook, utilizzando parole piuttosto dure nei confronti della classe dirigente del suo partito, che a suo dire sarebbe interessata soltanto a “poltrone e primarie“, in una situazione nazionale e globale certamente drammatica, nella quale alle difficoltà sanitarie, si aggiungono quelle economiche, lavorative e sociali.

In questo quadro piuttosto complesso, sembra che buona parte degli esponenti del Partito Democratico siciliano, seppur con posizioni sfumate e atteggiamenti diversi nei confronti dell’operato di Zingaretti e del partito, siano generalmente d’accordo su un punto: l’auspicio che l’ex segretario ritorni sui suoi passi per il bene del partito, per evitare uno scontro politico interno piuttosto violento che non gioverebbe, secondo i più, alla salute del PD.

Interessante è la posizione del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, amministratore locale di lungo corso, che certamente non le manda a dire al gruppo dirigente nazionale, dichiarando che “come tutti i grandi partiti, il PD è costituito da tante persone portatrici di una storia diversa, chi ha fatto l’amministratore locale ed è stato a contatto con la gente conosce perfettamente i problemi quotidiani e Zingaretti che è stato un amministratore locale, si è rotto le palle con i dirigenti del PD che guardano alla logica dei numeri, alle schermaglie politiche, gente scollegata con la realtà”.

Tranchida ritiene che vi siano delle problematiche nei meccanismi di selezione del gruppo dirigente in quanto “molti sono lì per pedate o per altro, – come ha dichiarato – non perché abbiano una formazione col mondo reale, gente che non ha mai affrontato i problemi quotidiani. Manca una scuola politica di formazione di rapporto diretto con la gente“. Per cui, secondo il sindaco di Trapani, le dimissioni di Zingaretti non risolverebbero i problemi del PD che, a suo dire, deve affrontare “un problema culturale, in quanto è gente assetata di potere“.

Se Tranchida mostra  una posizione molto dura nei confronti del gruppo dirigente DEM,  gettando molti dubbi e ombre sulle capacità del partito di guardare alle problematiche reali del Paese, incapace di mettere in secondo piano i propri piccoli interessi personali, il sindaco di Trapani si schiera invece apertamente con Zingaretti “sto con Zingaretti, verso il quale esprimo la mia profonda solidarietà, lui ha fatto bene”.

Posizione in parte simile a quella del sindaco di Trapani sul rapporto tra gruppo dirigente e realtà è quella di Antonello Cracolici, deputato PD all’Assemblea regionale siciliana, per il quale “c’è una patologia di un partito nel quale spesso le dinamiche correntizie hanno la meglio rispetto alla vita reale del Paese, in un momento come questo, con la Pandemia in atto, la condizione drammatica dell’economia“. E questa crisi, secondo il deputato regionale DEM, può mettere in crisi la credibilità del PD, dichiarando che “la credibilità è data dall’azione politica, questa è una crisi interna del PD, nella quale prevalgono aspetti degenerativi del dibattito interno, non c’è dubbio che tutto ciò mina la credibilità del partito”.

Cracolici però, a differenza di Tranchida, critica l’atto dimissionario di Zingaretti:Non condivido la scelta di Zingaretti – afferma-, penso che in politica le battaglie si fanno alla luce del sole, senza lasciarsi impressionare. Mi auguro che Zingaretti ci ripensi, la sua sfida con le dimissioni può avere un effetto di deflagrazione, non di chiarimento, in quanto inevitabilmente lo scontro s’inasprirà e credo che in questo momento di tutto abbiamo bisogno tranne che dello scontro politico”.  Poi aggiunge, mostrando una certa comprensione nei confronti dell’ex segretario nazionale, che “c’è pure il lato umano, che comprendo, di una condizione che a volte diventa insopportabile”.

E sul futuro del PD Cracolici ritiene che “il PD ha bisogno di essere rifondato, se dopo 15 anni abbiamo cambiato 7 segretari vuol dire che c’è una patologia sulle modalità di gestione della leadership, è chiaro che non possiamo fare finta che il problema non ci sia“. E poi ancora, edulcorando le colpe di Zingaretti, riconosce che “non è facile dirigere un partito che, a partire dal gruppo parlamentare, è espressione di un’altra idea di politica, parliamoci chiaro, il gruppo parlamentare del PD è stato eletto da Renzi“. Per cui, secondo il deputato dell’Ars, sarebbe molto importante affrontare il tema della legge elettorale in quanto “è prevalente la fedeltà a chi ti ha nominato piuttosto che al territorio in cui si è stati designati. C’è un cortocircuito, che è pure legato al tema della riforma del sistema elettorale”.

Sul tema che il PD abbia poca attenzione, almeno nel suo gruppo dirigente nazionale, alle problematiche concrete del quotidiano, è pure d’accordo il deputato nazionale del PD Pietro Navarra, che parla di “autolesionismo del PD, che piuttosto di guardare ai problemi concreti della gente, è avviluppato a una diatriba interna della sua organizzazione, un partito che invece dovrebbe dare risposte ai bisogni delle persone che cercano un lavoro, alle imprese che devono trovare la strada per una pronta ripresa”.

Anche l’onorevole Navarra, come il deputato Cracolici, pone il tema del sistema elettorale, come concausa alle difficoltà interne del partito democratico, dichiarando che “il sistema elettorale non parte dai territori, dal mio punto di vista, il problema esiste a livello nazionale, mancano le preferenze, quindi il legame con i cittadini e col territorio è molto più blando rispetto al livello regionale”.

E su Zingaretti “spero ci sia un ripensamento da parte di Zingaretti, in questo momento il segretario del PD non deve fare un passo indietro ma 4-5 in avanti, con un progetto, con un programma che in parte è il programma del governo Draghi“. Proseguendo, l’ex rettore dell’università degli studi di Messina, tenta di rivendicare la paternità del PD su una buona parte del programma di governo, sottolineando però, allo stesso tempo, l’incapacità del partito di comunicare con l’esterno, rimarcando che “manca la capacità e la forza di affermare una visione del Paese che è dentro le corde del PD ma che il PD ha fatto fatica a far passare. Il Paese si sta muovendo verso un’agenda che è del partito democratico ma non riusciamo a trarne vantaggio, probabilmente perchè abbiamo bisogno di maggiore unità“.

Pur non mostrandosi eccessivamente zingarettiano, similmente a Cracolici e a differenza di Tranchida, il quale invece si è apertamente schierato a fianco dell’ex segretario nazionale, l’onorevole Navarra, ritiene che “certamente Zingaretti ha fatto degli errori ma in questo momento il PD non ha bisogno delle dimissioni del suo segretario ma ha bisogno di un rilancio“. E ancora che “il segretario del PD non deve fare un passo indietro ma 4-5 in avanti, con un progetto, con un programma, dando un nuovo vigore all’agenda politica del PD, che all’80% è l’agenda politica del governo Draghi” concludendo che “sono gli altri partiti che stanno venendo verso di noi, non noi che andiamo verso di loro“.

Inoltre, Venerdì pomeriggio, l’assemblea dei segretari di circolo della Sicilia ha approvato all’unanimità un documento di sostegno a Zingaretti, facendolo sapere attraverso un comunicato emanato dal responsabile dell’ufficio stampa PD Sicilia, Wladimiro Crisafulli, il quale ha dichiarato che “su Zingaretti bisogna fare in modo che lui ritiri le dimissioni, è un momento di grande difficoltà, aggiungerne un’altra sarebbe un dramma” e garantendo con estrema chiarezza che “la base del partito siciliano è a sostegno di Zingaretti, non ci sono dubbi“.

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