Il putiferio all’interno del Partito democratico palermitano pare che sia scoppiato in seguito ad una intervista rilasciata dal segretario Rosario Filoramo accusato di autoreferenzialità, di una gestione accentratrice del partito e, soprattutto, di avere lanciato la sua sindacatura a sindaco di Palermo senza alcuna consultazione e riunione degli organismi dirigenti.
Quella intervista non è apparsa cosi scandalosa, né tanto meno prevaricatrice e viziata da personalismo, un vizio che in verità non riscontriamo nel segretario.
A una domanda dell’intervistatore Filoramo aveva dichiarato che Il PD alle prossime elezioni avrebbe presento una propria lista con il simbolo del partito e un suo candidato sindaco. Una dichiarazione che è sembrata più una risposta ad Orlando che nella sua rosa di candidati a sindaco fatta alla stampa non aveva inserito alcun rappresentante del PD.
Sollecitato a fare un nome per questa frenesia diffusa del toto sindaco, Filoramo aveva fatto il suo che è sembrato più un modo per evitare di fare nomi e non una proposta di candidatura. In ogni caso è successo un gran casino con numerose dimissioni dagli organismi dirigenti e il seguito di polemiche e reciproche accuse.
A molti è sembrata sproporzionata questa decisione. Si poteva certamente criticare l’intervista del segretario, ma arrivare a questa rottura così grave è apparsa esagerata. Si dice che il fuoco covasse sotto le ceneri e che questa sia stata la classica goccia che abbia fatto traboccare il vaso.
Pare, infatti, che il vero motivo della rottura sia legato alla gestione del partito e ai rapporti interni tra le correnti.
Con Filoramo segretario furono allora eletti una direzione provinciale esageratamente pletorica e una segreteria che per riunirsi pare che occorra un salone.
Una scelta sbagliata fatta per non scontentare nessuno, ma che alla fine porta all’immobilismo degli stessi organismi che, per la loro eccesiva dimensione, sono svuotati da ogni funzione e potere decisionale lasciando nelle mani di pochi, del segretario e dei suoi più fidati collaboratori, ogni decisione politica.
Per ovviare a questo inconveniente pare chi si stesse procedendo a ridefinire gli organismi e a dotarsi di una segreteria più snella, ma sulla sua composizione e nel numero ad alcuni è apparsa troppo sbilanciata a favore del segretario e prevaricatrice nei confronti dell’altra componente.
L’intervista è stata l’occasione per rompere e nobilitare il dissenso, ma si è trattato della solita e noiosa divisione sulla spartizione dei posti per avere uno strapuntino in segreteria.
Ora si parla di resa dei conti ma continuando così sarà difficile trovare anche chi dovrà fare conteggi.
Il PD farebbe bene ad abbandonare queste beghe interne e concentrarsi sul difficile momento che vive la città sul piano sociale ma anche sul piano politico. Farebbe bene ad interrogarsi se esiste ancora un centro sinistra e che sia credibilmente alternativo al centro destra.
Con la sinistra di Giusto Catania non vi sono molte convergenze sul programma, il fidanzamento con i Cinque Stelle non solo finora non prevede il matrimonio ma è già in crisi, Italia viva non ritenuta affidabile a maggior ragione dopo i recenti comportamenti assunti. E poi vi è Orlando la cui aggregazione che l’aveva sostenuto nella precedente elezione si è frantumata nel corso degli anni e su cui occorre decidere se si è chiusa una fase della storia della città in cui Orlando è stato il protagonista assoluto con i suoi meriti storici ( molti) e i suoi demeriti (pochi ma significativi) e che rimane sempre una risorsa preziosa per questa città per aiutare il cambiamento anche in discontinuità con il passato, oppure, anche se non più candidato a sindaco, sarà sempre lui a guidare lo schieramento di centro sinistra. Sono nodi da sciogliere al più presto.
Il PD ha avvito una lodevole serie di iniziative sui problemi della città, le cosiddette Agorà, ma mai come questa volta i programmi devono essere fortemente legati a chi dovrà realizzarli alla figura del sindaco e della sua squadra più idonea e credibile per realizzare questo cambiamento che la citta attende.