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Il trafficante tunisino residente in Sicilia: “Faccio saltare in aria la caserma dei carabinieri”

venerdì 26 Giugno 2020

Detenzione di armi, esplosivo, sigarette di contrabbando, traffico di migranti e ristorazione: era il business di Moncer Fadhel, il tunisino che ha fatto la sua fortuna economica in Sicilia.

Nell’isola di Pirandello, il trafficante finito in manette, aveva una fitta rete di suoi connazionali – tra cui anche la polizia tunisina – per gestire i numerosi business illegali. Tra i suoi collaboratori vi erano anche dei siciliani utili per il contrabbando di sigarette e al reperimento di imbarcazioni per il traffico di migranti.

Il tunisino si era creato un impero nell’Isola, ma è stato smascherato dagli inquirenti che hanno messo il fermo al business milionario.

Soggetto di particolare pericolosità, dovendo ritenersi sussistenti gli indizi circa la sua posizione apicale fra la Tunisia e la Sicilia – scrivono di lui gli investigatori -. Un organizzazione strutturata sino al punto di poter contare anche sulla collaborazione di funzionari infedeli della polizia tunisina”.

In una intercettazione il tunisino ha fatto, infatti, riferimento a poliziotti che avrebbero ricevuto “un pacco” e che, per tanto, avrebbero “cambiato il verbale” per favorire i trafficanti. In tutte le telefonate a carico del trafficante di migranti “si nota una solida e radicata struttura organizzativa e di adeguate risorse umane e materiali alle proprie dipendenze, potendo contare su un congruo numero di mezzi nautici in grado di realizzare, stabilmente, traversate sulla rotta marittima dalla Tunisia alla Sicilia finalizzate all’ingresso illegale nel territorio italiano di migranti e di consistenti quantitativi di tabacchi illegali”.

Moncer, inoltre, poteva contare anche sull’apporto di pescatori siciliani, fra i quali l’equipaggio del peschereccio lampedusano “Serena”. Il comandante Filippo Solina “riceveva come compenso una quota del tabacco illegalmente importato”.

I precedenti

L’imprenditore tunisino che ha messo radici in Sicilia era già conosciuto dagli investigatori di Marsala, provincia di Trapani. Nel 2012 Fadhel Moncer era stato già condannato per detenzione e porto abusivo di armi, ricettazione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il 22 luglio del 2012 Moncer venne arrestato in flagranza di reato di porto abusivo di armi ed esplosivo importato dalla Francia e “il tutto era destinato, o quantomeno in parte, anche alla realizzazione di un attentato dinamitardo, non realizzato a seguito dello stesso arresto”.

Nel corso di una telefonata il malavitoso affermava: “faccio saltare la caserma, già sto mettendo da parte uno-due chili… appena cominciano ad essere cinquanta o cento chili, ti faccio sapere. Ti faccio spostare tutta la caserma a mare. Se faccio scoppiare una bomba dietro la caserma dei carabinieri a Marsala, che succede? Gli sbirri scappano da Marsala”.

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