I finanzieri del Gruppo di Palermo hanno eseguito, nei confronti di una coppia di coniugi di nazionalità cinese, un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. Il sequestro giunge al culmine di un’attività che ha visto la luce nell’ambito dei quotidiani controlli in materia di valuta effettuati dalle Fiamme Gialle presso l’aeroporto “Falcone-Borsellino” di Punta Raisi (Palermo).
Qui, infatti, l’attenzione si è concentrata su una famiglia di etnia cinese che periodicamente effettuava viaggi in partenza dallo scalo aeroportuale. I controlli eseguiti hanno permesso di dimostrare come il nucleo familiare abbia occultato, in occasione di viaggi nazionali e, in alcuni casi, verso la Cina, denaro contante per un valore di oltre 100.000 euro. Nascondevano il denaro addosso oppure nei bagagli. Quasi come nelle scene dei film (The Wolf of Wall Street).
Dai successivi accertamenti è emerso che la famiglia opera a Palermo nel settore del commercio all’ingrosso di calzature e abbigliamento e che ha avuto rapporti commerciali con operatori economici di Roma, Milano e Napoli.
Grazie a pedinamenti e riscontri sul territorio, i finanzieri hanno individuato il deposito di stoccaggio delle merci e hanno sequestrato circa 18.000 paia di scarpe con marchi contraffatti. In quella occasione, è stata trovata e sequestrata una vasta documentazione extracontabile scritta a mano in ideogrammi cinesi, relativa ai rapporti commerciali intrattenuti con varie ditte sul territorio nazionale, dalla cui analisi è stato constatato che la famiglia ha sottratto a tassazione redditi circa 10 milioni di euro, a partire dal 2013.
Sono state inoltre ricostruite circa 2mila transazioni economiche effettuate con denaro contante, per un importo complessivo di circa 8 milioni di euro, con la conseguente contestazione di violazioni fino a circa 1 milione e 200 mila euro per il superamento dei limiti di legge all’utilizzo di denaro contante.
Le disponibilità di denaro contante sono andate a costituire fondi occulti sottratti al fisco, successivamente reinvestiti nell’acquisto di beni rivenduti presso la sede della ditta gestita dalla coppia. Complessivamente, cinque membri della famiglia sono stati denunciati. A loro sono contestati l’evasione fiscale, l’autoriciclaggio, il riciclaggio di valuta, la contraffazione e la ricettazione di prodotti.