Carissimi, riflettevo, come spesso faccio nelle mie peregrinazioni lavorative in moto, su ciò che mi circonda e sul tenore di vita nella mia città. Si dice che le cose non vanno poi tanto bene, ma ai semafori accanto al mio scooter ci sono soltanto macchine di grossa cilindrata.
Mi potreste tranquillamente dire che è banale come considerazione, perché accanto a chi sta bene, c’è tantissima gente che stenta e allora il parametro di riferimento è dato dalla “media aritmetica”.
Matematicamente sono cresciuto con criteri utili come questo, ma quando tale termine è utilizzato per monitorare la vita di ogni giorno penso che tale concetto sia quanto di più ingiusto possa esserci.
Vi ricordate quando c’erano gli economisti che facevano l’esempio del “mediamente, un uomo mangia mezzo pollo a settimana”. Bello, molto democratico, qualora il pollo si vendesse in porzioni (accade, ma non sempre), la verità è che delle due persone prese per fare la media, uno è sazio perché mangia un pollo intero, l’altro è digiuno, ma tutti siamo soddisfatti della circostanza che c’è cibo, bastevole per tutti. Vallo a spiegare a chi resta digiuno, ma contribuisce alla media.
Si dice: “La città è mediamente pulita”. I dati spesso danno tali letture, poi vai sotto casa dell’Onorevole Burbazza e potresti mangiare sul marciapiede tanto è pulito, te ne vai in periferia e scopri che dietro una “catasta” d’immondizia c’è vita, non solo ratti ma “uomini-ratti” in complessi edilizi che fiscalmente passano per abitazioni.
Si dice: “Mediamente per ogni uomo ci sono sette donne”.
Domandatelo a Peppino che non ha mai avuto una donna e per il quale avrebbero potuto scrivere “cent’anni di solitudine” che va ancora in giro alla ricerca di quell’uomo che ha quattordici donne.
Vedete, una cosa è la matematica, una cosa è la vita reale e pertanto certi criteri assoluti una volta calati nella realtà comune non danno una visione di giustizia.
Pensate al concetto di ricchezza media, pensate allo sceicco Abdul El Bardash che spende per ingaggiare un calciatore per cinque stagioni, il P.I.L. di uno stato del terzo mondo.
La ricchezza di certi soggetti e in certe aree geografiche potrebbe bastare per far vivere dignitosamente un paese, pur lasciando al soggetto ricco, ancora una vita agiata e lussuosa.
C’è chi sperpera e chi fa la fame con la speranza che un domani sarà il ricco Epulone a tornare da Lazzaro per raccomandarsi anche e solo per un po’ d’acqua.
No, il mondo non è giusto, ma “mediamente giusto”, l’importante è fare statistiche mettendo sempre insieme uno che se la passa molto bene e uno “sfardato”, affinché il risultato medio sia accettabile.
Ma se è evidente che c’è chi sta troppo bene e chi stenta ad andare avanti come si fa a tenere fermo il “coperchio della pentola a pressione”?
Con una delle trovate più geniali che abbia mai avuto l’essere umano, l’invenzione delle religioni, credere negli dei, in qualcosa di superiore a noi ogni qualvolta non siamo in grado di fronteggiare il quotidiano e speriamo che almeno ci sia qualcosa oltre questa vita che pareggia o ribalta la nostra condizione terrena.
Bello, grande rispetto per la fede e per il credo, non potrei non averne essendo cresciuto in un ambiente cattolico e in una famiglia religiosa, ma da matematico che deve applicare la “media”, devo fare una constatazione e cioè che nell’attesa che ci sia un’altra vita oltre la nostra, i benestanti, i molto ricchi nei confronti dei poveri vincono comunque in questa vita “1-0” e ancora non c’è stato nessuno, tranne un caso biblico di duemila anni fa di chi tornò dopo tre giorni e se ne parla ancora, (e ancora oggi c’è chi non ci crede) che ci possa essere dall’altro lato la rivincita.
Nel frattempo sono più i vertici religiosi (qualunque credo) che siedono nelle tavole dei ricchi Epuloni, che partecipano a eventi non necessariamente religiosi e spesso mondani, rispetto a quelli che condividono la mensa con gli ultimi, i disperati, chi non possiede neanche una casa e qui non c’è “media che tiene”.
Ci sarà un motivo? Un abbraccio Epruno.