In Italia la donazione del corpo alla scienza resta una possibilità più teorica che reale. La legge che dal 2020 ne disciplina le modalità, sebbene rafforzata da un regolamento attuativo entrato in vigore nel 2023, non ha trovato concreta applicazione, soprattutto in Sicilia. Per questo motivo il deputato regionale del Partito Democratico Giovanni Burtone, insieme ad altri colleghi, ha presentato un’interrogazione all’Assemblea Regionale Siciliana per chiedere conto all’Assessorato alla Salute dello stato di attuazione della normativa.
“Riteniamo che questa legge non abbia trovato la giusta applicazione, né in Italia né in Sicilia – spiega Burtone –. Eppure si tratta di un’esigenza scientifica fondamentale. È grazie alla disponibilità dei corpi donati che si possono formare nuovi medici, migliorare le tecniche chirurgiche, approfondire lo studio delle patologie. Ma in assenza di una vera informazione e di centri attivi, questa possibilità resta bloccata”.
In Sicilia, donazioni ferme e nessuna informazione ai cittadini
“La normativa nazionale prevede che ogni cittadino possa decidere in vita di destinare il proprio corpo, dopo la morte, alla scienza – evidenzia -. Ma nessuna campagna informativa è mai stata avviata in Sicilia. Né presso le amministrazioni comunali né presso i medici di medicina generale, che invece dovrebbero essere il primo punto di contatto per raccogliere le volontà dei pazienti. Manca quindi l’informazione . Il cittadino che va a rinnovare la carta d’identità dovrebbe poter ricevere le stesse informazioni che riceve per la donazione di organi. Ma oggi questa possibilità non viene mai menzionata”.
Burocrazia complicata e libertà limitata
Oltre alla scarsa informazione, la legge si scontra con ostacoli burocratici e vincoli poco coerenti con l’obiettivo della donazione. Serve un atto notarile o una scrittura privata autenticata, da depositare presso il Comune. È obbligatoria la nomina di un fiduciario, che deve essere maggiorenne e capace di intendere e volere, pur avendo come unico compito quello di comunicare la volontà del donatore.
“Si aggiungono passaggi inutili – sottolinea Burtone –. Serve semplificare la procedura. E soprattutto andrebbe garantita la possibilità di scegliere il centro di destinazione, cosa oggi non prevista. Se un cittadino vuole destinare il proprio corpo allo studio di una malattia che lo ha colpito in vita, dovrebbe poterlo fare. Questa libertà oggi manca”.
Il problema del “decoro”: troppe ambiguità
Un altro aspetto che scoraggia i centri universitari dall’accettare donazioni riguarda l’obbligo di restituire il corpo alla famiglia dopo un anno, in “condizioni dignitose”. Ma la legge non specifica cosa significhi esattamente, lasciando spazio a interpretazioni soggettive e potenziali contenziosi.
“È evidente che un corpo usato per scopi scientifici subirà delle manipolazioni – spiega Burtone –. L’importante è che venga trattato con rispetto e ricomposto con il massimo decoro possibile, come accade per i donatori di cornee o di organi. Bisogna spiegare con onestà cosa comporta questa scelta e garantire un trattamento etico e umano. I medici, del resto, già dal giuramento di Ippocrate sono formati al rispetto del corpo umano, vivo o morto che sia. Anche nella pratica scientifica più rigorosa, il rispetto della dignità della persona resta un principio imprescindibile”.
Una sfida per la Sicilia
Nell’Isola, al momento, non risultano attivi centri abilitati alla ricezione di corpi post mortem per finalità scientifiche. Questo contribuisce a rendere la legge del tutto inapplicata nella pratica. Eppure, spiega Burtone, la Regione potrebbe fare molto, anche in autonomia.
“Serve una norma regionale che colmi le lacune della legge nazionale, ma serve soprattutto una svolta culturale profonda – ribadisce Burtone –. Bisogna smettere di considerare la donazione del corpo come un tabù: è necessario parlarne con rispetto e trasparenza, sensibilizzare non solo i cittadini, ma in primo luogo i medici di base, il personale degli ospedali, i centri sanitari e le amministrazioni locali.
La cultura della donazione deve entrare negli ambulatori, nei Comuni, nei luoghi dove il cittadino si confronta con la sanità e la burocrazia. Occorre formare chi lavora in questi ambiti e creare percorsi chiari e accessibili per chi vuole compiere questo gesto di straordinaria generosità”.
“L’interrogazione, già discussa in Aula, chiede che la Regione si attivi senza ulteriori ritardi per dare concreta attuazione alla legge, e che si faccia anche promotrice, a livello nazionale, di un miglioramento normativo, affinché una scelta così nobile non venga soffocata da ignoranza e burocrazia”, conclude.
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