Prima le promesse del sottosegretario, poi la fredda realtà dei numeri. I fondi per i cantieri del G7 di Taormina potrebbero rimanere per la quasi totalità nel forziere di Palazzo Chigi. Lo anticipa, per sua stessa ammissione, il sindaco della Perla dello Ionio Eligio Giardina, convinto (o rassegnato, a seconda dei punti di vista) che dei 15 milioni stanziati dal Governo nemmeno la metà verranno spesi per le opere previste sul territorio. La promessa era stata sganciata da Davide Faraone (sottosegretario, prima all’Istruzione e adesso alla Sanità, con velleità di candidatura alla Regione). «Siamo ad un punto di non ritorno – ha detto Giardina – . La somma deliberata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ovvero 15 milioni, purtroppo non potrà essere spesa interamente, perché la tempistica non c’è. La recente modifica all’articolo 7 del decreto emesso dal Consiglio dei Ministri lo scorso 23 dicembre, ha posto dei paletti rigidissimi al prefetto Carpino nella programmazione e realizzazione dei lavori. Si potranno spendere i soldi purché quelle opere vengano iniziate e concluse entro il 10-15 maggio. Ho chiesto nelle scorse ore al sottosegretario Faraone se si ricorda cosa ha detto quando venne a Taormina qualche mese fa, quando venne a promettere delle opere di compensazione. Vorremmo una deroga dal Governo nazionale affinché si possa realizzare il collegamento meccanico tramite ascensori tra il parcheggio Lumbi ed il centro storico. Tuttavia, Faraone mi ha risposto: “mi dispiace, non si può fare nessuna deroga”».
La grande beffa del G7 di Taormina. Fondi bloccati nel forziere di Palazzo Chigi

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