Qualche anno fa Pietrangelo Buttafuoco scrisse il felice libretto “Buttanissima Sicilia” nel quale tracciò un impietoso spaccato dell’Isola di questi ultimi tempi, contrassegnata da cambi di casacca di parlamentari, da consorterie di potere sempre pronte a dettare l’agenda politica e da un governo (il riferimento era soprattutto all’era Crocetta) incapace di far uscire la Sicilia dalla melma di un sottosviluppo nel quale sguazzava allegramente. A quel libro seguì un altrettanto felice spettacolo scritto da Peppino Sottile e messo in scena dai bravi Salvo Piparo e Costanza Licata.
Poi l’era Crocetta volse al termine nel modo più inglorioso e si alzò il velo su chi muoveva i fili di fatti e nomine varie, dalla Confindustria di Antonello Montante ai suoi suoi megafoni: politici, giornalisti, uomini di apparato e altri soggetti, che offrirono lo spaccato di una Sicilia se vogliamo ancora peggiore di quella prospettata da Buttafuoco, fatta di burattinai e di burattini. Musumeci ebbe gioco facile nell’inventare la geniale formula “Diventerà bellissima“, auspicando un futuro radioso per questa terra che passasse per un’assunzione di responsabilità di tutti. Nel frattempo, la sua operazione e una ritrovata pace con il mai tramontato Miccichè scongiurò il “pericolo” di una Sicilia grillina consegnata al duo Cancelleri-Di Maio.
Il resto è attualità… Un’attualità che però stride con i propositi della vigilia e fa venire il concreto dubbio che la Sicilia della politica isolana sia rimasta quella stessa buttanissima di qualche anno fa e abbia solo cambiato vestito, indossando altri panni, giusto per dissimulare la propria vera identità.
E così, mentre all’Assemblea regionale siciliana pare che quasi nessuno voglia mettere mano al taglio dei vitalizi, da mesi si assiste a un corteggiamento ai limiti della noia che noti politici isolani stanno tentando da tempo verso la Lega di Matteo Salvini. Un corteggiamento non certo per amore o per una cotta estiva, ma – calcolatrice alla mano – per puro interesse, che i salviniani in modo sdegnato – per bocca del numero uno del partito in Sicilia, Stefano Candiani – hanno respinto al mittente senza troppi complimenti, denunciando come questi tentativi siano spesso frutto di alchimie isolane, nate nei palazzi e nei corridoi del potere.
Ed ecco che, in mancanza della Lega, si consumano comunque altri divorzi e altri matrimoni, nascono nuovi gruppi parlamentari all’Ars, mentre assessori regionali si mostrano molto attivi nel tentare di cambiare le carte in tavola degli attuali assetti e leader di partiti di maggioranza scomunicano loro dirigenti perchè non in linea con i nuovi diktat. Il tutto, mentre la legge sui cambi di casacca che un tempo era stata auspicata con forza proprio dall’allora numero uno dell’opposizione Nello Musumeci appare seppellita dalla febbrile corsa al “tutto cambi affinchè nulla cambi” che diversi esponenti politici regionali hanno imboccato, forse attratti dal miraggio (o dalla promessa) di nuove sponde felici nella maggioranza di questo governo regionale.
E sullo sfondo, una Sicilia il cui governatore è all’ultimo posto nel gradimento dei presidenti di regione italiani, con migliaia di giovani costretti a fuggire da questo paradiso perduto per cercare fortuna altrove, con un sistema di infrastrutture e di trasporti su cui occorrerebbe stendere un pietoso velo e con una burocrazia pubblica oppressiva e opprimente, che è, forse, fra le principali cause della perdita di occasioni e di fondi europei che per la Sicilia sarebbero ossigeno vitale.
Ecco dunque che riappare la solita intramontabile buttanissima, truccata con pesante fondotinta per sembrare diversa e con l’abito buono, indossato giusto per mascherare il proprio reale intento, ma con tutte le contraddizioni e le promesse mancate che un amore mercenario inevitabilmente porta con sé.