E’ sola Carmela dentro quel mondo virtuale che rappresenta, per lei, l’ultima occasione di riscatto da un groviglio di sofferenze, represse in un baratro di silenzi lungo ventuno anni.
Adesso, dopo il tragico evento, ha deciso di ritornare ad usare la bocca ed essere “la recitante di come fu“: di come fu l’inizio della tragedia che ha tormentato la sua vita.
Sipario aperto, luci in sala e le urla, in un rito collettivo che accoglie l’arrivo del pubblico, a ricordare la nascita della figlia Samantha, incoronata madonna in terra dal primo vagito.
Parte da qui la versione di Carmela, protagonista de “La veglia” interpretata da Filippo Luna, che da dentro la televisione, fattasi per lei Television nella dimensione mondiale, è in corsa per un tele voto finale che, se tutto andrà bene, le permetterà di riavere il corpo esanime di sua figlia.
Quando parte il “gonne” e spunta alle sue spalle la scritta “onair” (video di Gandolfo Schimmenti) lei deve essere pronta a “fare il filo nel segno di qualunque cosa sia“, ad apparecchiare la verità per il “pubblico attore“, presente in platea, e per quello “troppo credente” che guarda da casa.
Catapultata in una dimensione dove realtà e finzione si rincorrono, a tratti indistintamente, Carmela si presenta per quella che è: una donna di mezza età, vulnerabile e tenace, arguta e disincantata, caustica e dolcissima che cerca conforto nell’estraneo.
Non è più “addestrata nel parlare” confida al pubblico, chiamato ad essere attore suo malgrado, tra un pausa e l’altra della diretta televisiva, mentre si affanna a cambiare scene (funzionali ed efficaci gli espedienti scelti da Luca Mannino) e costumi (Daniela Cernigliaro).
Sono struggenti i quadri che si alternano nel racconto iperbolico ed estenuante sapientemente allestito dal regista Rosario Palazzolo: il momento dell’allontanamento di Samantha bambina, forse il più lirico di tutto lo spettacolo; il confronto in un trash talk; il suicidio della ragazza in diretta e il tele voto che, per l’ennesima volta, non renderà giustizia ad una madre. “Sorry Carmela“.
Ciò che rende lo spettacolo un piccolo scrigno dell’arte teatrale è, di certo, la dimensione della verità che giunge al pubblico, in una circostanza che oscilla tra la drammaticità del paradosso e la ferocia della realtà contemporanea.
La magistrale interpretazione, poi, di Filippo Luna, frutto di un approfondito lavoro con il regista, sigilla il tenace affiatamento di tutte le maestranze coinvolte (progetto luci di Alice Colla; musiche e suoni di Francesco Di Fiore) nell’allestimento di uno spettacolo da non perdere.
“La veglia“, dopo il debutto in anteprima nazionale al Teatro Biondo (sala Strehler) replicherà fino al 18 marzo.