“Si invitano e si diffidano l’Ati di Palermo e il gestore del sistema idrico Amap, ciascuno per quanto di rispettiva competenza ad operare con immediatezza la riduzione dei prelievi di almeno 870 litri al secondo complessivi, pari a 75mila metri cubi al giorno”.
La Regione alla fine ha perso la pazienza e ha proceduto a diffidare la società palermitana che ancora temporeggia per avviare l’erogazione a turni nella città di Palermo, nonostante la criticità degli invasi e delle riserve non autorizzi grandi speranze, almeno per il momento.
Un batti e ribatti che si protrae già da alcune settimane e trae origine dalla decisione dei vertici della società che gestisce il servizio idrico di dovere attendere risposte (arrivate) dallo stato di crisi romano, e risorse (non previste a quanto pare) all’interno dello stesso strumento in questione.
Il Dipartimento Acqua e Rifiuti di viale Campania spinge sull’acceleratore per cominciare da subito la turnazione o quanto meno per dare il via, quanto meno alla limitazione di prelievo dagli invasi.
La nota porta la data del 14 febbraio e punta a ricevere, nel giro di qualche giorno, non oltre lunedì, una risposta chiara su come l’Amap pensi di regolare le portate dei volumi in uscita, in funzione di come riterrà di gestire la rete idrica, oppure d’ufficio potrebbe essere la Regione a limitare e il trasferimento dalle dighe di Rosamarina (800 litri al secondo) e da Poma (300 litri).
Orlando prova a rifugiarsi in corner adducendo come risposta che i singoli atti devono essere indirizzati dal commissario straordinario, cioè lo stesso Musumeci e non dal dipartimento.
Oggi la Regione è chiamata alla regia, ma anche a una maggiore visione, in proiezione, di un quadro di criticità che potrebbe estendersi all’intera isola. A partire da Palermo dove sul razionamento dell’acqua con ripartizione della città in aree e suddivisione in turni di erogazione, l’Amap, e l’amministrazione comunale, ancora non danno il via.
Gli interventi più urgenti sono il collegamento della fonte di Presidiana con l’acquedotto di Scillato, il rifacimento del tratto danneggiato della condotta situato nello stesso territorio madonita, la requisizione e l’allaccio dei pozzi nel Palermitano, (una decina tra Palermo e provincia) oltre a una serie di accorgimenti tecnici, come le piattaforme galleggianti per poter prelevare l’acqua dalle dighe sino al fondo o quella che non è ordinariamente derivabile e quindi diversamente da così non si potrebbe utilizzare.