Dopo il ritardo di mezz’ora sull’inizio dell’opera teatrale Guillaume Tell, che apriva la stagione del Teatro Massimo Vittorio Emanuele di Palermo, dovuto all’agitazione promossa dalla Fials-Cisal, sindacato autonomo dei lavoratori dello spettacolo, la situazione sembrerebbe inasprirsi.
Da un comunicato si apprende, infatti, che il sindacato avrebbe dato mandato ai propri legali per procedere alla denuncia della Fondazione Teatro Massimo, nella persona del rappresentante legale pro-tempore, Leoluca Orlando, per condotta antisindacale ai sensi dell’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, a seguito di una riunione svoltasi tra la Fondazione e le altre organizzazioni sindacali (Cisl e Uil).
Al tavolo sindacale, però, come si evince dal comunicato, sarebbe stata impedita la partecipazione ad una delegazione di tre rappresentanti della Fials-Cisal (a dispetto della regolare notifica inviata per posta elettronica il 20 gennaio).
Il motivo dell’esclusione risiederebbe proprio nell’azione dello sciopero del 23 gennaio, attuato per rivendicare maggiori finanziamenti da parte delle istituzioni ed un ampliamento della pianta organica, nonché la stabilizzazione del personale precario che, in alcuni casi, da vent’anni vive tale condizione.
“Abbiamo voluto scioperare in occasione dell’apertura della stagione – ha dichiarato Antonio Barbagallo, segretario provinciale Fials-Cisal – per richiamare l’attenzione sulle criticità che i lavoratori vivono da decenni. Non vogliamo che l’anno di Palermo Capitale Italiana della Cultura scorra via come un anno qualunque, perdendo un’occasione eccezionale di crescita per il teatro e, soprattutto, per l’intera città“.
La Fials-Cisal, si legge ancora nella nota “esprime ferma condanna per l’atteggiamento assunto dalla direzione della Fondazione. Negare il confronto e le informazioni a quelle parti sociali che dissentono dalle scelte politiche ed aziendali del proprio datore di lavoro, esercitando un diritto riconosciuto dalla Costituzione Italiana, rappresenta un atto gravissimo che lede la vita democratica all’interno della Fondazione Teatro Massimo“.
In conclusione è stata manifestata amarezza anche per l’atteggiamento adottato dalle altre sigle sindacali presenti alla riunione, che hanno ritenuto di dover comunque partecipare all’incontro dopo aver assistito ad un atto ritorsivo come quello sopra citato.
Sulla concomitanza di azioni che si sono susseguite, Viviana Lo Monaco, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle: “Nell’anno che ha incoronato Palermo “Capitale italiana della cultura” mi chiedo a quale cultura intendiamo riferirci. Forse a quella del pensiero unico, che colpisce chi dissente, che premia l’interesse individuale e azzera in modo dispotico ogni possibilità di dialogo, partecipazione e condivisione? Non si può mettere il bavaglio a un singolo, né tantomeno a un’organizzazione sindacale. Questo è un atto gravissimo che non può e non deve restare sotto silenzio”.
In quest’ottica, all’indomani dello sciopero, la consigliera Lo Monaco ha sentito il dovere di dar voce ai lavoratori, leggendo in aula consiliare il comunicato redatto dal sindacato.