Le sarde a beccafico, bontà che più sicula non si può, furono chiamate così, questa è una delle ipotesi, probabilmente in omaggio a Federico II, data la sua grande passione per l’ornitologia; l’altra, invece, dai beccafichi, volatili della famiglia dei silvidi che, in passato, i nobili siciliani consumavano farciti delle loro stesse interiora. Il piatto prelibato era inavvicinabile per il popolo che, genialmente, lo trasformò con le materie prime che poteva permettersi: sarde, mollica di pane, pinoli e poco altro. Questa pietanza è ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf). Adesso, però, è il momento della ricetta.
Dosi per 4 persone:
- 1 Kg di sarde diliscate
- 200 g di pangrattato
- 4 acciughe sott’olio
- 100 uva sultanina e pinoli
- 1 limone
- 1 cucchiaino di zucchero
- foglie di alloro
- olio per friggere
- sale q.b.
Procedimento:
- Dopo aver fatto sciogliere le acciughe sott’olio in padella, aggiungete il pangrattato e abbrustolitelo a fiamma bassa.
- Appena sarà dorato aggiungete poco olio, uva sultanina, pinoli, un pizzico di sale e mezzo limone grattugiato (per la farcia).
- Dopo aver pulito le sarde, apritele a libro e riempite ognuna con la mollica condita.
- Arrotolate ogni sarda su se stessa, sistematele in una teglia, unta di olio o rivestita di carta forno, alternandole con foglie di alloro.
- Condite con succo di limone, una spolverata di zucchero e mettete in forno per 10 minuti. Servite fredde.
Ed ecco a voi, le sarde a beccafico.