Il rientro a Palermo dell’opera “Fanciulla nuda che legge” è stato il promotore della mostra antologica su Francesco Trombadori, “L’essenziale verità delle cose“, curata da Giovanna Caterina De Feo e dalla Sovrintendenza Capitolina, in esposizione alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo fino al 2 settembre.
Dopo più di dieci anni dall’ultima mostra monografica tenuta a Siracusa, città natale dell’artista, il capoluogo torna ad ospitare uno dei maggiori rappresentanti italiani della pittura del ‘900.
Sono una sessantina le tele, dipinte tra il 1915 e il 1961, collocate nelle tre sale del piano terra della GAM, che offrono un viaggio immersivo ed esemplificativo dell’evoluzione e della maturazione artistica di Trombadori.
Ad accogliere i visitatori un omaggio alla Sicilia con la tela “Siracusa mia!” e alcuni quadri del primo periodo tra cui una “Maternità” inedita, e “Alberi controluce”.
Proseguendo si potranno ammirare i primi paesaggi, un autoritratto e diversi ritratti risalenti agli anni ’30, quelli passati alla storia come gli anni “del realismo magico“.
E’ la volta poi dei nudi: in primis il motore della mostra “Fanciulla nuda che legge“.
Dopo il trasferimento a Roma, nel primo decennio del Novecento, Trombadori esordì nel vivace ambiente della cosiddetta Terza Saletta del Caffè Aragno, per poi avvicinarsi a diverse riviste culturali tra cui “Valori Plastici” e “Circoli”.
L’ambiente romano influenza non poco la pittura di Trombadori che, come scrisse Sciascia era “segretamente intrisa del suo nascere a Siracusa, degli anni dell’infanzia e della prima giovinezza che vi ha passato, del suo esserci anche standone lontano“.
Ecco quindi Nature Morte, Paesaggi, e Nudi, che racchiudono una serie di opere spesso senza nome specifico, attribuito a posteriori.
Esempi ne sono “Natura morta con i limoni” e “Natura morta con i cavoli rossi” e la stessa “Fanciulla Nuda”.
Il percorso espositivo si conclude con i dipinti dal 1950 al 1961, scorci immersi in un’atmosfera deserta e lunare, definiti i “paesaggi del silenzio”, dipinti nelle tonalità dell’azzurro neutro e del grigio.
Sono vedute di Roma, la città in cui vive, ma anche della Sicilia, come il rimarchevole “La Fonte Aretusa” o la “Casa con i fichi d’India”.
La mostra è corredata da un ricco patrimonio documentario proveniente dall’Archivio dell’artista a Villa Strohl-Fern, oggi Casa Museo, che illustra anche l’importante attività di critico che Trombadori svolse, dagli anni Venti, scrivendo per diverse testate nazionali, oltre a disegni e “prove tecniche” che resero la sua pittura unica.
Uno sguardo veloce, infatti, non rende giustizia nè alla tecnica nè alla maturazione artistica di Trombadori, che non dipingeva mai dal vero, e che con le sue opere testimonia e realizza un necessario e profondo interesse per la pittura in sé che, come si potrà constatare, supera il soggetto stesso ritratto, arrivando a fermare sulla tela “la realtà eterna“.
La sua tavolozza pittorica evolve negli anni divenendo sempre meno aneddotica privilegiando nelle sue opere, qui la grande capacità, lo spazio e il silenzio.
La mostra si inserisce nel programma di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018 ed è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo, dalla Galleria d’Arte Moderna di Palermo e da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Sul sito della GAM tutte le informazioni sui giorni e orari di visita e sul progetto didattico legato alla mostra.