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L’importanza di chiedere scusa ai tempi dei Social

lunedì 24 Maggio 2021

Dovrei essere abituato, ma la realtà è che, forse, non ci si abitua mai alle curiosità e alle stranezze che i Social Network ci regalano giorno dopo giorno, specialmente quando li utilizzi per lavoro, li gestisci, ne fai parte, cerchi di valorizzarli come mezzo utile al raggiungimento di uno scopo, e speri possano fare uscire il meglio della gente, sebbene – ça va sans dire – è rinomato che accade esattamente il contrario.

Eppure, anche la normalità di un gesto semplice come quello del chiedere scusa, ai tempi dei Social diventa quasi un gesto anticonformista, contrario alle regole, contrario alla consuetudine a cui siamo abituati in questi mondi virtuali in cui spesso, troppo spesso, la normalità viene distorta con significati assolutamente discutibili e spesso contrari a qualsiasi morale.

Qualche settimana fa, nello specifico, sul mio profilo Twitter, che utilizzo praticamente ogni giorno da quasi tredici anni, mi sono trovato a dover fronteggiare l’ennesimo “accanimento di pensiero”, come lo chiamo io, verso una mia opinione, anzi, verso una mia legittima critica ad un personaggio TV che, in queste settimane, imperversa in ogni dove dell’etere televisivo e virtuale: sto parlando di Tommaso Zorzi, questo fenomeno mediatico uscito dall’ultima edizione del Grande Fratello VIP che ha, dietro se, milioni di fan, spesso giovani o giovanissimi, che sarebbero pronti a tutto pur di difenderlo, anche quando non è affatto il caso!

È rinomato, infatti, che dall’ormai lontano 2004 svolgo la mia attività di Critico Televisivo ed Opinionista: ebbene, come spesso mi è accaduto in questi tantissimi anni, non sempre le opinioni sono “convergenti” – e Viva Dio, aggiungerei! – e, sui Social, come la maggior parte di voi sa, le opinioni diverse non sempre vengono accolte con educazione e rispetto reciproco, anzi! Talvolta diventano vero e proprio vettore di guerriglie e rappresaglie virtuali a suon di insulti, minacce e brutture di ogni tipo!

Sinceramente, so che fa parte delle regole di questo complicato e curioso mondo, e – a mie stesse spese – ho capito che se non sei in grado di accettare l’implicita regola dei Social, allora è proprio meglio se eviti di farne parte: per questo motivo, potrei raccontarvi delle più di centotrenta pagine di insulti e minacce di ogni tipo che ho racimolato in questi quasi tredici anni su Twitter, ma mi rendo conto che è un mondo in cui è tutto più alterato, più accelerato, e mi consola sapere che, al netto dei mitomani, al netto dei maleducati, al netto dei semplicemente stupidi, quando clicchi su “arresta sistema”, tutto scompare. Per fortuna.

Anche questa volta, come sempre, l’occasione è stata propizia per insulti e pernacchie di ogni tipo contro quel che scrivo: facendo “parte” di questo mondo virtuale non solo come utente ma anche come professionista, ho compreso, in questi tanti anni, che evitare di fomentare i “flame”, ovvero i litigi sui Social, è fondamentale per vivere sereni senza spendere il proprio stipendio in Psicoterapia, e dal momento che tutti i Social hanno quella meravigliosa funzione di blocco degli utenti indesiderati, quando mi rendo conto che qualcosa sta degenerando, piuttosto che sorbirmi gli sproloqui dell’ennesimo utente fuori di capoccia o, più semplicemente, ossessionato dall’argomento, blocco. Punto e basta. Il più delle volte ci aggiungo anche un vaffanBEEP, ma su questo sorvoleremo…

Eppure, qualcosa è stato in grado di sorprendermi: tante volte, infatti, le persone che hanno deciso di litigare (loro – e ribadisco loro – visto che io, nel frattempo, mi faccio delle sonore risate!) per questo o quell’argomento – e, nel caso di specie, hanno deciso di battibeccare proprio parlando del personaggio televisivo di cui sopra – hanno sempre ribadito che la “fetta” di persone con un pensiero “estremista” era, ed è, molto ridotta, e per questo motivo è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio ed accomunare persone con pensieri diversi a pochi facinorosi. Parole sante, per carità.

Accade così che una sera, pochi giorni fa, ricevo un messaggio privato da una ragazza, giovanissima, che mi chiede se, per favore, posso sbloccare la sua amica, che avevo bloccato qualche settimana prima proprio per alcuni insulti a me indirizzati, perché ha qualcosa da dirmi: sinceramente, quando arrivo a bloccare qualcuno, il più delle volte me ne frego totalmente di sbloccarlo per ricominciare a sentire il suo sproloquio eterno, ma la ragazza ha insistito. Parlando con l’amica, viene fuori che la giovane intende chiedermi scusa per il suo comportamento.

A questo punto, di fronte ad una umile, educata, richiesta di scuse, non posso far finta di niente: così, deciso di sbloccare la ragazza, che subito mi racconta di essersi resa conto di aver usato parole sbagliatissime nei miei confronti (al limite della querela, aggiungo), e per questo motivo, dopo attenta e seria riflessione, ha pensato bene di scusarsi e di farlo con grande sincerità e maturità.

La cosa che mi ha più sorpreso, però, è che si tratta di una giovane studentessa delle superiori, non ancora maggiorenne: da persona più grande e con più esperienza di vita, quindi, ho sicuramente accettato le scuse della ragazza, ma l’ho invitata alla riflessione. Cosa sarebbe potuto accadere se io avessi deciso di procedere per via legale contro quelle parole? Molto semplice: ci sarebbe andato di mezzo il padre, che, poveraccio, non c’entra assolutamente nulla, ed è esattamente questo che, nella maggior parte dei casi, mi spinge a bloccare gli estremisti facinorosi, perché si tratta, appunto, di giovanissimi spinti da quel fervore adolescenziale che, in qualche maniera, tutti noi abbiamo avuto, nel perseguire un ideale, una scelta, un pensiero, un’idea.

Ai tempi dei Social, quindi, la normalità di un gesto come quello del chiedere scusa, diventa puro anticonformismo: ho apprezzato molto la maturità di quella giovane, e la sua scelta, nata spontaneamente, di comprendere il suo errore e chiedere scusa. Mi ha fatto capire che, forse, c’è ancora un briciolo di speranza in mezzo a tutta questa superficialità.

E adesso, abbiate pazienza: devo andare a dirimere una lite Social tra due settantenni convinti che, dopo il vaccino, il chip del 5G sia stato impiantato nel loro corpo. Ma non potevo aprirmi un chiringuito alle Hawaii?

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