È appena uscito, per la collana «Intervento» (Solfanelli Editore), il volume di Fabrizio Fonte dal titolo «L’operazione Milazzo e la mafia – L’inchiesta Merra la prima operazione antimafia nella Sicilia autonoma».
È di certo assai paradossale che in «Terra di Sicilia» siano scomparse, quasi completamente, dalla memoria le vicende legate alla cosiddetta «inchiesta Merra», che rappresenta a tutti gli effetti la prima vera operazione antimafia, iniziata e portata a termine, nella «Regione siciliana» ed i cui atti vennero, successivamente, consegnati alla Magistratura. L’inchiesta, avviata nel gennaio del 1959, assume una dimensione per certi aspetti epocale, se consideriamo che, seppur dopo un intenso dibattito politico iniziato verso la metà degli anni Cinquanta, solo all’inizio del 1962 l’«Assemblea regionale siciliana» all’unanimità invitava, anche a seguito della spinta emotiva dell’opinione pubblica generata da alcuni reportage giornalistici, il Parlamento nazionale a «procedere alla costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia». Il testo ripercorre gli eventi, il contesto sociale e politico in cui si determinarono le condizioni indispensabili affinché si potesse procedere alla istituzione della Commissione che ne realizzò gli accertamenti.
L’«inchiesta Merra» (dal nome del Presidente emerito della «Corte di Appello di Palermo») prese vita, infatti, in un contesto politico straordinario e che va ormai comunemente sotto la denominazione di «milazzismo». E dagli atti esaminati non può essere messo in alcun modo in discussione che il primo «Governo Milazzo» combatté coraggiosamente la mafia.
In particolare per quel che concerne alcuni aspetti legati al mondo agricolo, che a quel tempo, va rammentato, rappresentava il pilastro economico dell’Isola. La criminalità mafiosa, attraverso il consenso tacito dei vertici dell’«Ente per la Riforma Agraria in Sicilia», aveva avviato, per trarne ovviamente considerevoli profitti, dei loschi traffici sulla vendita di terreni proprio all’Ente regionale. Nel merito la Commissione d’inchiesta (proposta dall’allora Assessore all’Agricoltura) produsse (nel giro di tre mesi) due relazioni concernenti l’esame della gestione dell’Eras, che documentarono una chiara collusione tra mafia e pubblica amministrazione, accertandone gli illeciti commessi (ovvero l’acquisto di terreni per la «riforma agraria» a prezzi quadrupli e quintupli in rapporto a quelli correnti di mercato) ed individuandone i responsabili. Si procedette, inoltre, allo scioglimento di numerosi Consigli di amministrazione dei «Consorzi di bonifica» e di altri Enti ed organismi in cui erano individuabili infiltrazioni mafiose e clientelari. L’Assessore in questione era l’On. Dino Grammatico che più volte ebbe modo, durante la sua lunga attività politica e culturale, di ritornare su quel episodio. Il riportare alla memoria le vicende legate all’«inchiesta Merra» è certamente funzionale per abbattere alcuni stereotipi e, soprattutto, per mettere in risalto un esempio positivo di quando la politica siciliana ha voluto contrastare con efficacia la mafia.
Fabrizio Fonte, giornalista, è laureato in «Scienze della Comunicazione». È autore di diversi saggi e di numerosi articoli di natura politica, economica e culturale per diverse testate giornalistiche regionali e nazionali. Ha pubblicato, inoltre, per la Rubbettino Editori il volume «Dal separatismo all’Autonomia regionale – Storia dell’idea indipendentista siciliana nel XX secolo» (2011). È stato insignito del Premio alla Cultura «G.M. Calvino» nel 2014 e del Premio letterario «La Campana di Burgio» nel 2015. Presiede, infine, dal 2014 il «Centro Studi Dino Grammatico».