A Palermo premio Nobel incontra gli studenti. Si è tenuto all’Università degli Studi un seminario dal titolo “Other worlds in the universe: the quest for Earth Twins and maybe life“, con ospite d’onore il professor Michel Mayor, premio Nobel per la Fisica nel 2019.
Mayor, 77 anni, ha insegnato astronomia per tantissimi anni all’Università di Ginevra. Nel 1995 insieme con il collega Didier Queloz, 53 anni, ha scoperto 51 Pegasi b, il primo pianeta extrasolare orbitante intorno ad una stella simile al Sole. La loro scoperta è ritenuta importantissima perché ha dato il via ad un modo di ricercare nuovo che ha permesso di individuare fino ad oggi nella sola Via Lattea, oltre 4000 esopianeti.
Giovanni Peres, che insegna astronomia all’Università di Palermo, ha commentato questo lavoro iniziale del planetologo svizzero dicendo che si tratta di “un atto geniale nella sua semplicità. Mayor ha scoperto questo pianeta in una stella relativamente vicina a noi, osservando il suo moto apparente, cioè il fatto che si muoveva avanti ed indietro. Altro metodo utilizzato si basa sul fatto che il pianeta passa davanti alla stella, produce questa piccola ombra che noi riusciamo a misurare con una certa facilità”.
Anche Giuseppina Micela, dirigente di ricerca dell’Osservatorio Astronomico di Palermo che è una struttura dell’Inaf, ha raccontato come questa prima osservazione di 51 Pegasi abbia aperto una nuova branca dell’astrofisica con lo studio dei pianeti extrasolare. “Si tratta di un tipo di ricerca che in questi ultimi 25 anni ha visto un’esplosione di risultati e di nuove scoperte, particolarmente innovative che ha rivoluzionato il nostro modo di vedere anche il sistema solare nell’universo, perchè abbiamo scoperto pianeti completamente diversi da quelli presenti nel sistema solare. Questo significa – ha continuato l’astronoma – che il sistema solare non è unico, ma che ci possono essere mondi completamente diversi”.
Michel Mayor, che si trova in Sicilia per ricevere il premio GAL
Hassin che annualmente viene assegnato dal Centro internazionale delle ricerche astronomiche di Isnello agli scienziati che si sono distinti nell’ambito della ricerca o della divulgazione delle scienze astronomiche, ha speso qualche parola a proposito delle future generazioni di ricercatori. “Questo campo di ricerca e’ estremamente giovane e molto aperto, per cui ci sono molte cose da fare, molte prospettive, un sacco di nuovi risultati da cogliere – ha sottolineato -. E certamente i giovani avranno l’opportunità di cogliere questi importanti risultati”.
Il rettore Fabrizio Micari non ha nascosto la felicità di potere ospitare un premio Nobel: “Riuscire ad offrire ai colleghi, ma anche alla popolazione studentesca, delle lectures di questo livello, e’ naturalmente qualcosa di molto importante – ha spiegato -. I giovani hanno bisogno di questo, di avere, oltre le normali lezioni, questi slanci in avanti che mostrino come grazie ad una grande passione si possano ottenere risultati importanti”.