Due salme sparite e ricomparse, minacce al direttore del cimitero dei Rotoli di Palermo, falsi certificati di morte. E’ lo scenario di un’inchiesta della magistratura culminata con l’arresto di Paolo Rovetto, 25 anni, addetto alle onoranze funebri. Con l’impresa di famiglia “L’ultima cena“, secondo il gip Piergiorgio Morosini, avrebbe organizzato due episodi ricostruiti dalla polizia che ha raccolto le segnalazioni dei familiari di una defunta e le testimonianze degli addetti alle sepolture e di un medico legale.
Il primo caso riguarda una donna morta in ospedale il 26 aprile 2018. Nella confusione del momento la salma era sparita ed è ricomparsa tre giorni dopo. Secondo gli investigatori, a “rubare” la salma sarebbe stato Rovetto che l’avrebbe poi consegnata ai necrofori tre giorni dopo.
Dell’altro episodio protagonista è la salma di un’anziana signora svizzera, morta nel marzo 2018, di cui per cinque mesi si sono perse le tracce. I familiari avevano affidato a Rovetto l’incarico della cremazione ma l’uomo avrebbe preso tempo mandando certificati di morte e altri documenti falsificati.
Solo a distanza di tempo la salma è ricomparsa. Attraverso le immagini del sistema di sorveglianza del cimitero è stato accertato, nel settembre 2018, l’ingresso del furgone di Rovetto, alla guida del mezzo, che avrebbe scaricato il feretro tra i viali del cimitero dove è stata ritrovata dopo una segnalazione alla polizia.
Con Paolo Rovetto, ora ai domiciliari, sono indagati il padre Pietro, l’autista di un furgone e un’altra persona. Tempo fa il giovane era stato coinvolto, con una parte secondaria, in un’operazione antimafia. Il Gip sostiene che Rovetto avrebbe goduto della “compiacenza della criminalità organizzata”.
Le indagini hanno consentito:
- di recuperare le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza installate presso il cimitero, nell’atto in cui il Rovetto a bordo del furgone reclamizzante la ditta “L’Ultima Cena”, si introduceva all’interno del Cimitero dei Rotoli e abbandonava il feretro;
- di recuperare una serie di dati indiziari presenti sul cellulare di Rovetto, sequestrato nel corso delle indagini;
- di raccogliere una serie di informazioni testimoniali da parte di persone informate sui fatti (come il medico legale dell’ASP indicato nel falso certificato di morte, i necrofori comunali in servizio preso il Cimitero dei Rotoli e un funzionario dei servizi cimiteriali del Comune di Palermo).
Nel corso delle attività investigative si è profilato un collegamento fra il primo e il secondo caso, su cui nel frattempo stava indagando la Polizia Municipale di Palermo.
La condotta del Rovetto, anche in questo caso, oltre che alla violenza si sarebbe improntata – secondo gli investigatori – alla crudeltà ed al cinismo: con la forza e la prepotenza avrebbe prelevato direttamente dalla camera mortuaria dell’ospedale la salma della paziente poco prima deceduta e, dopo tre giorni nel corso dei quali avrebbe occultato il cadavere in un luogo sconosciuto, l’avrebbe trasportata fin dentro il cimitero dei Rotoli senza essere in possesso delle prescritte autorizzazioni alla sepoltura e producendo false autorizzazioni al trasporto della salma ed al seppellimento.
In quest’ultima fase sarebbero state compiute violenze e minacce nei confronti di un funzionario dei servizi cimiteriali del Comune di Palermo.