Il sorriso non lo aveva mai perso del tutto, ma lo ha ritrovato ogni giorno di più, strada facendo, Giancarlo Cancelleri, dopo aver compreso, lui scettico per fede ‘grillina’ sui sondaggi che precedono il voto, che tanto male non stava andando il confronto, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno, con il leader di #diventerabellissima Nello Musumeci, suo principale antagonista nella corsa per Palazzo d’Orleans.
Alzi la mano chi, un anno fa di questi tempi, avrebbe puntato un solo gettone su questo rush finale, così incerto e carico di aspettative. Il Movimento 5 stelle, a torto o a ragione, veniva individuato come un contenitore reso saturo da populismi, scelte di pancia, voti di protesta. Un’opzione non praticabile insomma per un progetto di governo di una terra sfinita e desolata in cui la vocazione all’ascolto della politica si sta esaurendo quasi completamente.
I mesi invece sono passati in rapida successione, sono aumentati i dubbi interni della coalizione di centrosinistra, mentre nel centrodestra la calma apparente che si respira autorizza speranze di grande competitività, ma, al tempo stesso, fissa un obiettivo alto, quello cioè di staccare la massa liquida del voto 5stelle, intorno al quale si è andato progressivamente stringendo un patto implicito tra chi non crede in Micari nel centrosinistra e chi vede come fumo negli occhi l’istantanea che mette insieme, uno accanto all’altro, i protagonisti delle stagioni di governo del centrodestra in Sicilia.
L’abilità e l’esperienza di Musumeci hanno ridotto l’impatto dell’effetto “già visto”, ma non è stato difficile per il leader pentastellato, caricare sulla leva dello scontento nei territori e nel voto d’opinione, evocando nomi che tornano dal passato per governare.
A questo si è unito il profondo senso di instabilità che oggi regge gli umori di un’isola insoddisfatta. Se Musumeci infatti è la figura che non ha mai assunto la responsabilità del governo (eccezione fatta per l’importante parentesi alla Provincia di Catania), Cancelleri viene identificato come il tentativo estremo, per certi aspetti anche irrazionale, di una terra che deve scegliere tra i suoi ‘eroi’ di ieri e le speranze di oggi. Per quanto compresse, ridotte e poco plausibili, spesso possano apparire.
Non è un caso che la scelta di Musumeci, mancati confronti a parte, adesso si attende domenica la sua partecipazione insieme agli altri candidati alla trasmissione domenicale di Lucia Annunziata, sia stata imperniata sull’ostentata ed esibita scarsa valutazione del profilo di governo del candidato 5stelle.
Una strategia che potrà avere dato buoni frutti elettorali all’interno del perimetro (allargabile) della sua coalizione, ma che non avrà impressionato più di tanto chi cercava altri tipi di risposte da questa campagna elettorale.
La lunga vicenda delle liste pulite e degli ‘impresentabili’ è stata una spina fastidiosa. Cancelleri ha quindi su questo affondato i colpi, concedendosi negli ultimi giorni toni di ironie e battute al vetriolo nei confronti dell’avversario. Cosa che non gli era riuscita dopo il ‘vuoto’ iniziale che il centrodestra aveva fatto nella prima parte della campagna elettorale. A causa del fatto anche che l’avvio stentato dello stesso Micari aveva reso ancora più riconoscibile il profilo di Musumeci.
Oggi si abusa forse della tesi opposta, tutti cioè con Cancelleri, per evitare il ritorno di una vecchia classe dirigente, ma quel che è più probabile è che l’incertezza si scioglierà solo nell’urna.
L’ultima variabile, poco quantificabile, è data da quanti andranno a votare per i ‘grillini’ dopo avere dissimulato la loro attenzione nei confronti di un fenomeno che si è accreditato di una dimensione più ampia e complessiva rispetto all’inizio di questa campagna elettorale.
L’urna del voto silenzioso, potrebbe essere l’ultima insidia che separa Musumeci dal governo della Sicilia. Ma anche la più difficile.