Giuseppe Conte, dopo aver ricevuto dal presidente della Repubblica l’incarico di formare un nuovo governo, parlando davanti ai giornalisti ha scoperto le carte su quali saranno gli orientamenti dell’esecutivo che sta per nascere dall’alleanza fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.
Fra le tante parole dette nel suo discorso programmatico, ha affermato che il suo sarà un “governo nel segno della novità” e che è segnerà il “momento di una nuova stagione“. Fino a quando il governo non sarà all’opera non è dato sapere quali siano queste pretese novità, ma intanto, la prima e unica novità – se si eccentuano l’ossequio rivolto a Francia e Germania e il fatto che lui, Conte, si è di fatto accreditato quale premier buono per tutte le stagioni e per tutti i colori politici – la novità, si diceva, è che nel suo discorso non c’è stata una sola parola, ma neanche un solo accenno, alla lotta alla mafia.
Conte non ne ha proprio parlato: non ha parlato dei temi legati alla sicurezza e nemmeno del più generale contrasto alla criminalità organizzata.
Riguardo alla mafia, poi, il suo silenzio è stato assordante. Di fatto, nelle sue dichiarazioni programmatiche, Conte non ha neanche sfiorato il tema, ma neppure un generico riferimento alla legalità e alla supremazia dello Stato sui delinquenti, chiunque essi siano.
Chissà cosa ne penserà Morra, il grillino presidente della Commissione parlamentare antimafia, adesso suo alleato nel nuovo governo giallo-rosa. Anche questo non è dato saperlo…
Troppo generico e blando, poi, il riferimento al Sud (“lavoreremo per un Mezzogiorno finalmente rigoglioso di tutte le sue ricchezze”) e quello alla “corruzione nella pubblica amministrazione”, ma niente, nessuna linea programmatica su cosa farà il governo Conte bis in merito ai patrimoni mafiosi, alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto produttivo italiano, al controllo della camorra e della ‘ndrangheta su intere porzioni di territorio, alle nuove mafie che vanno proliferando nel nostro Paese (fra tutte, quella nigeriana), al traffico di esseri umani gestito da bande criminali internazionali, alla morsa da stringere ancora più forte attorno ad alcuni latitanti storici di Cosa nostra, fra cui Matteo Messina Denaro.
Niente. Zero. Nel suo discorsetto poco dopo aver ottenuto l’incarico dal Capo dello Stato, spazio solo ed esclusivamente ai mercati, all’attrattività dell’Italia, ai giovani, al rispetto degli accordi multilaterali, all’Europa, all’ambiente, alle nuove tecnologie, al benessere e ad altre rassicuranti parole degne di un trattato di comunicazione “politically correct”. Non sappiamo se il suo mancato riferimento alla criminalità organizzata e alla mafia sia stata una dimenticanza (sua o del suo portavoce Rocco Casalino) oppure una precisa volontà, ma certo è che se il buongiorno si vede dal mattino, c’è quantomeno da riflettere.