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Il fenomeno

Nomadi digitali: la soluzione contro il declino economico e lo spopolamento della Sicilia?

venerdì 14 Giugno 2024

Il calo della popolazione e la scarsa presenza di imprese digitali rappresentano una seria minaccia per il futuro economico della SiciliaLa risposta ai problemi della Sicilia potrebbe risiedere nel nomadismo digitale.

Gli indicatori demografici, economici e sociali dell’Isola dipingono un quadro preoccupante, evidenziando la necessità di un cambiamento di rotta per evitare il rischio di un progressivo sottosviluppo, soprattutto nel settore digitale. Adottare nuovi modelli economici e sociali è fondamentale per invertire queste tendenze negative e rilanciare lo sviluppo dell’Isola. In questo contesto, il nomadismo digitale rappresenta un’opportunità da cogliere.

 

 

Il nomadismo digitale, ovvero la possibilità di lavorare da remoto grazie alle tecnologie digitali, offre numerosi vantaggi. Può attrarre talenti e professionisti da tutto il mondo, portando con sé competenze, innovazione e investimenti. Inoltre, può incentivare la nascita di nuove imprese locali e favorire la crescita di quelle esistenti.

Ma partiamo da un’analisi dei dati su due fattori che oggi incidono negativamente in Sicilia e sui cui serve agire: il calo della popolazione e la carenza di imprese digitali.

 

Calo Demografico in Sicilia: la “combo” tra emigrazione e denatalità

 

Uno dei problemi più pressanti per la Sicilia è l’emigrazione, soprattutto delle giovani generazioni. Il progressivo spopolamento dell’isola ha ormai raggiunto livelli di guardia. Secondo il censimento chiuso al 31 dicembre 2022, la popolazione siciliana è di 4.814.016 residenti, in calo dello 0,4% rispetto all’anno precedente. Nel 2021, erano 19.313 in più i siciliani. Circa la metà della popolazione vive nelle province di Palermo e Catania (47,3%).

 

fiaccolata si resti arrinesci-emigrazione-giovani

 

Il convegno organizzato dall’Anci siciliana a San Mauro d’Alunzio il 18 maggio scorso, intitolato “I comuni siciliani oltre la crisi demografica ed economica”, ha evidenziato come i territori montani e le aree interne siano particolarmente penalizzati, con minori opportunità di lavoro e servizi spesso carenti. Le famiglie con figli a carico e coloro che necessitano di assistenza sanitaria pagano un prezzo elevato. I comuni di montagna e della collina interna subiscono il maggior decremento di popolazione e presentano una struttura per età più vecchia rispetto alle altre comunità.

Comuni, Anci Sicilia: “In quattro anni la popolazione è diminuita del 1,93%”

 

Nonostante la tendenza a migrare verso l’esterno piuttosto che verso le grandi città della regione, la Regione Siciliana ha cercato di invertire questa tendenza con il “Fondo per la montagna”, finanziando con venti milioni le iniziative contro lo spopolamento nei piccoli comuni delle aree montane.

La carenza di servizi e lavoro non causa solo migrazione, ma anche denatalità. In Sicilia, nel 2022 si sono registrate solo 36.810 nuove nascite, 425 in meno rispetto all’anno precedente. Il tasso di mortalità è aumentato dal 12,2 per mille del 2021 al 12,3 per mille del 2022, con un picco del 14,3 per mille nella provincia di Enna.

 

 

Dal 2011 al 2021, la popolazione siciliana è diminuita del 3,4%, un calo più marcato rispetto alla Sardegna (-3,8%) e alla media nazionale (-1,4%). Secondo le previsioni dell’Istat, dal 2022 al 2042 la popolazione potrebbe subire un ulteriore calo del 12,6%, passando da 4,8 a 4,2 milioni di abitanti.

Parallelamente all’emigrazione, la Sicilia sta assistendo a una frammentazione delle famiglie. Le proiezioni per il 2042 indicano che la tipologia familiare più diffusa saranno le persone sole (34,4%), mentre le coppie con figli scenderanno al 29,3%. Il numero medio di componenti per nucleo familiare passerà da 2,45 a 2,21.

Questa tendenza riflette l’invecchiamento della popolazione e le difficoltà economiche e lavorative che impediscono ai giovani di formare famiglie stabili, aggravando un tessuto imprenditoriale già fragile.

 

Urgono “Imprenditori Digitali” per il rilancio economico siciliano

 

La mancanza di imprese digitali è un’altra delle minacce il futuro economico della Sicilia. Secondo i dati più recenti, l’isola conta solo 103,1 imprenditori ogni 1.000 abitanti, ben al di sotto della media nazionale di 143,8 e di quella del Sud con 112,5. Solo il 23,9% degli imprenditori siciliani opera in settori ad alto contenuto tecnologico, sette punti percentuali in meno rispetto alla media italiana.

Nonostante la significativa presenza di imprenditrici (28,7%) e di giovani imprenditori sotto i 35 anni (14,4%), la percentuale di imprenditori stranieri è solo del 4,6%, contro l’8% nazionale. Questo scenario imprenditoriale è dominato da attività tradizionali come agricoltura e turismo, settori che offrono limitate opportunità di sviluppo e innovazione.

 

L’economia siciliana è storicamente legata all’agricoltura e al turismo. Tuttavia, questi settori non possono da soli garantire un futuro prospero per l’isola. L’agricoltura, pur vantando eccellenze enogastronomiche, soffre di arretratezza tecnologica e organizzativa, limitando le potenzialità di crescita e competitività.

Il turismo, fortemente stagionale e dominato da visitatori italiani (56,5% delle presenze nel 2022), presenta una pressione turistica (3,1 presenze per abitante) e una densità (572 presenze per km²) inferiori alle medie nazionali. Nelle isole minori, il 90% delle presenze si concentra tra giugno e settembre, un modello di turismo “mordi e fuggi” che non genera un indotto economico stabile, lasciando molte aree ai margini dei benefici economici.

Per rilanciare l’economia siciliana, ecco che diventa cruciale puntare e ragionare su nuovi modelli economici e sociali, in particolare sul nomadismo digitale. Imprenditori digitali potrebbero rappresentare una svolta, portando innovazione, tecnologia e un nuovo approccio allo sviluppo locale.

 

 

L’introduzione di imprese digitali non solo contribuirebbe a trattenere i giovani sull’isola, ma attirerebbe anche talenti da altre regioni e nazioni, creando un ecosistema dinamico e sostenibile.

Investire in tecnologia e formazione digitale potrebbe trasformare la Sicilia in un hub di innovazione, capace di competere su scala globale e garantire un futuro prospero per le prossime generazioni.

 

E se la risposta ai problemi della Sicilia fosse il nomadismo digitale?

 

In questo contesto, il nomadismo digitale rappresenta un’opportunità da cogliere per invertire le tendenze negative e rilanciare lo sviluppo della Sicilia.

Seguendo esempi virtuosi come la Spagna e soprattutto il Portogallo, la Sicilia potrebbe attrarre professionisti e lavoratori da remoto da tutto il mondo, offrendo loro un ambiente di vita e di lavoro ideale. I nomadi digitali, grazie alla loro capacità di operare ovunque ci sia una connessione internet, possono contribuire a rivitalizzare i territori, generando un indotto economico stabile e destagionalizzato.

 

Identikit del nomade digitale: chi è e cosa cerca?

 

Il nomade digitale è un professionista che, non essendo legato a un luogo fisico, vive una vita itinerante lavorando da remoto. Questa tendenza, sempre più diffusa, è resa possibile dall’espansione di Internet ad alta velocità e dai software di collaborazione online. Strumenti come le VPN in Italia offrono una soluzione completa per sicurezza e privacy, permettendo ai lavoratori digitali di operare senza restrizioni in qualsiasi momento.

 

Il 46% dei remote worker intervistati ha già fatto esperienze di nomadismo digitale, mentre il restante 54% dichiara di volerlo fare nel prossimo futuro. Il fenomeno interessa maggiormente le donne, che rappresentano il 54% degli intervistati. L’età di riferimento è quella dai 25 ai 44 anni (67%).

I nuovi nomadi digitali sono dipendenti o collaboratori (52%), impiegato principalmente nei settori del marketing e comunicazione (27%) con, in media, un alto livello di istruzione. Il 42% ha una laurea e il 31% un master o un dottorato. E questo tipo di esperienza non è più ad appannaggio dei single: chi la sceglie, infatti, preferisce la compagnia del proprio partner (44%) o della famiglia (23%).

Che sia in un bar, su una spiaggia o in uno chalet di montagna, i lavoratori da remoto possono esercitare la loro professione ovunque, dimostrando una flessibilità geografica fuori dal comune. Spesso sono individui avventurosi, desiderosi di uscire dalla propria comfort zone e di integrare il lavoro con la scoperta di nuovi ambienti e culture. Questa flessibilità è essenziale per affrontare le sfide logistiche e culturali che emergono durante i viaggi.

 

 

I nomadi digitali sono perlopiù freelance, ma possono essere anche imprenditori o dipendenti di aziende innovative che supportano il lavoro a distanza.

Nella borsa di un nomade digitale non possono mancare dispositivi tecnologici come laptop, smartphone, power bank, e software di videoconferenza e gestione progetti. La gestione delle finanze è cruciale, dato che i costi della vita possono variare notevolmente da un luogo all’altro.

 

 

Il luogo ideale per un nomade digitale deve soddisfare alcune esigenze fondamentali. La più importante è una connessione a Internet affidabile, cruciale per comunicare, partecipare a videocall e accedere a risorse online. Molti professionisti cercano spazi di co-working dove possono approfittare di infrastrutture professionali e di un ambiente sociale stimolante.

A influenzare la scelta chiaramente incidono anche i costi della vita sul territorio (che devono ovviamente essere adeguati con le esigenze del lavoratore).

 

Co-Working

In mancanza di queste strutture, caffetterie, biblioteche e alloggi come appartamenti o case vacanza offrono soluzioni alternative.

Per mantenere un equilibrio tra vita lavorativa e personale, i nomadi digitali necessitano di accesso a servizi essenziali come lavanderie, palestre e negozi. È altrettanto importante la presenza di comunità di altri nomadi digitali, che possono fornire supporto sociale e nuove opportunità di networking.

 

 

L’inquadramento dei nomadi digitali in Italia

Anche l’Italia decide di attrarre i nomadi digitali con un visto ad hoc, mettendosi in competizione con le mete più ambite dai lavoratori extra-comunitari, come Spagna, Portogallo e Germania. Con il decreto attuativo del 29 febbraio 2024, l’Italia diventa sempre più competitiva nell’attrarre cittadini extra Ue che svolgono un’attività lavorativa “altamente qualificata” full remote.

Nella Gazzetta Ufficiale del 4 aprile 2024 è stato pubblicato questo Decreto che definisce quali lavoratori “altamente qualificati” possono avanzare la richiesta di un visto per nomadi digitali. Non solo, prevede anche i limiti minimi di reddito del richiedente e le modalità necessarie per la verifica dell’attività lavorativa.

Il visto per nomadi digitali offre numerosi vantaggi, in particolare: un processo di richiesta semplice e veloce, la possibilità di vivere e lavorare in Italia, l’accesso al Sistema Sanitario Nazionale italiano, la possibilità di portare con sé i propri familiari, e nessuna necessità di ottenere un nulla osta al lavoro. Inoltre, i nomadi digitali possono beneficiare di uno speciale e agevolato regime fiscale previsto per i “lavoratori rimpatriati”, con una detassazione pari al 50% del reddito di lavoro dipendente o autonomo prodotto in Italia, per un periodo di cinque anni in presenza di determinati requisiti.

 

La domanda per un visto come nomade digitale deve essere presentata presso il consolato o l’ambasciata italiana del Paese in cui il lavoratore risiede e mostrare tutti i documenti comprovanti la sussistenza dei requisiti per ottenere il visto. Dopo l’arrivo in Italia, e comunque entro un termine di 8 giorni, il lavoratore nomade digitale deve richiedere alle autorità italiane un permesso di soggiorno valido un anno e rinnovabile.

Il visto per nomade digitale italiano lascia la possibilità di venire in Italia con la famiglia – coniuge e figli – ed è rinnovabile indipendentemente dai giorni effettivamente trascorsi in Italia. Per gli aspetti fiscali e previdenziali consigliamo di seguire le indicazioni fornite dai consolati e dalle ambasciate italiane.

 

I luoghi più ambiti dai nomadi digitali in Sicilia: i capoluoghi e i borghi montani

 

Il nomadismo digitale in Italia è una realtà in crescita. Secondo il 36° Rapporto Italia di Eurispes, meno di un decimo degli italiani (9,1%) lavora interamente da remoto in una località diversa da quella dove ha sede la sua azienda, e un 38,3% conosce persone che lo fanno.

L’insediamento di nomadi digitali in Sicilia porterebbe molteplici benefici. Uno studio di Casino Italiani ha analizzato l’accesso a internet, il costo dell’alloggio, la sicurezza, le condizioni meteorologiche e l’accessibilità agli aeroporti di ogni città italiana, scoprendo le migliori destinazioni per i nomadi digitali.

Caltanissetta

Caltanissetta, con un punteggio di 7/10, è la terza migliore città italiana per i nomadi digitali, seguita da Messina (6,91/10) e Ragusa (6,43/10). Caltanissetta ha il secondo costo medio di affitto più basso del paese (€4,21 al metro quadrato), mentre Enna registra i prezzi più bassi (€3,44 al metro quadrato) e il tasso di criminalità più basso della regione (2.421 crimini segnalati per 100.000 persone). Siracusa, nonostante è considerata patrimonio mondiale Unesco, ha ottenuto il punteggio più basso tra tutte le città siciliane (5,15/10), ed aver influito nella classifica sono i prezzi dell’affitto più alti della regione (€9,16 al metro quadrato) che sono ritenuti fondamentali per i nomadi digitali nella scelta delle città

La classifica siciliana era così suddivisa:1.Caltanissetta, 2. Messina, 3. Ragusa, 4. Palermo, 5. Trapani , 6. Catania, 7. Enna , 8. Agrigento, 9. Siracusa.

Geraci Siculo

Altri report e dati poi indicano anche vari borghi delle aree interne e isole delle Sicilia negli ultimi anni come ulteriori nuove mete ricercate dal network del nomadismo digitale, luoghi forieri di un turismo rurale e costiero ideale per nuovo lavoro improntato sul territorio.

Gli eventi culturali ed enogastronomici sui questi territori fanno da calamita principale, seguiti da attività a contatto con la natura ed esperienze di socializzazione con la comunità locale.

 

 

 

I benefici per l’Isola

 

La Sicilia, con le sue bellezze naturali, il costo della vita relativamente basso e il nuovo quadro normativo favorevole, ha tutte le carte in regola per diventare una meta ambita per i nomadi digitali, contribuendo così al rilancio economico e sociale della regione.

L’insediamento di nomadi digitali in Sicilia porterebbe numerosi benefici. Innanzitutto, migliorerebbe la bilancia commerciale del turismo, con soggiorni più lunghi e stabili rispetto al turismo tradizionale. Inoltre, contribuirebbe a contrastare lo spopolamento, attirando nuovi residenti giovani e qualificati che ringiovanirebbero il tessuto sociale dell’isola.

Il nomadismo digitale favorirebbe anche la diffusione di una cultura tecnologica e dell’innovazione in Sicilia. La presenza di professionisti digitali stimolerebbe la creazione di ecosistemi innovativi, beneficiando startup, imprese locali e centri di ricerca. Questo fermento tecnologico potrebbe innescare un circolo virtuoso, attirando investimenti e talenti, e favorendo lo sviluppo di settori ad alto valore aggiunto.

 

 

Per cogliere appieno le potenzialità del nomadismo digitale, è fondamentale che le istituzioni nazionali e regionali adottino politiche di incentivazione mirate. Sebbene l’ultima legge di bilancio 2024 abbia ridotto dal 90% al 50% il vantaggio fiscale per i nomadi digitali, è cruciale che la Sicilia rimanga competitiva e attraente.

Secondo stime recenti, il numero globale di nomadi digitali potrebbe raggiungere i 60 milioni entro il 2030. La Sicilia ha tutte le carte in regola per diventare un hub internazionale per il lavoro da remoto, grazie alle sue bellezze naturali, al patrimonio culturale, alla qualità della vita e alla connettività.

 

startup

 

Per realizzare questa visione, è necessario un impegno congiunto di istituzioni, imprese, università e società civile. Occorre creare le condizioni infrastrutturali, normative e culturali per attrarre e trattenere i nomadi digitali, favorendo al contempo la crescita di un ecosistema dell’innovazione locale. La Sicilia si trova a un bivio: continuare a puntare su un modello di sviluppo tradizionale o abbracciare con coraggio la sfida dell’innovazione digitale.

Scommettere sul digitale potrebbe innescare un processo virtuoso di ripopolamento, scambio di competenze e rinascita economica e sociale per la regione, rendendo la Sicilia un esempio di successo nel panorama globale del lavoro da remoto.

 

 

 

 

 

 

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